Psicomotricità infantile: implicazioni didattiche secondo una prospettiva prasseologica

Autores

  • Carmen Palumbo Pensa MultiMedia Editore
  • Antinea Ambretti
  • Rosa Sgambelluri

DOI:

https://doi.org/10.7346/-fei-XVII-03-19_13

Resumo

Nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia del 2012 si suggerisce una rivisitazione dell’organizzazione curricolare a partire dal recupero di tutte le forme di gioco e di movimento libero o guidato come occasione volta alla scoperta e costruzione identitaria del sé collettivo e personale. Con tali finalità il “senso del movimento” ha assunto una propria valenza non solo come il prodotto dell’azione integrata e sinergica di recettori sensoriali propri della cinestesia (Berthoz,1998) ma come fondamento della costruzione di significati più ampi realizzabile attraverso le relazioni multiformi ed adattive che si instaurano tra il corpo e l’ambiente attraverso percorsi ludiformi. In questa prospettiva, nei documenti ministeriali del 2012 dedicati all’infanzia, assume un valore decisivo la rivisitazione delle modalità di contatto del bambino con la realtà, i suoi diversi codici ludici, compreso quello motorio, mettendo in primo piano l’uso ludico del corpo e il movimento. Questa pluridimensionalità del fenomeno ludico-motorio suggerisce la capitalizzazione delle proprietà didattiche del gioco e del movimento, suggerendo una possibile riprogettazione di itinerari didattici fin dalla scuola dell’infanzia. Tocca perciò alla scuola recuperare questa carenza accogliendo i suggerimenti educativo-inclusivi provenienti dalla psicomotricità, nel tentativo di ricostruire quelle condizioni per conoscere quali forme di gioco siano più adatte (come tematica, come struttura, come possibilità di variazione e trasformazione di regole, come potenzialità di apprendimento) ai bambini nelle età che ci interessano (Staccioli, 1987).

Publicado

2019-12-31

Como Citar

Palumbo, C., Ambretti, A., & Sgambelluri, R. (2019). Psicomotricità infantile: implicazioni didattiche secondo una prospettiva prasseologica. Formazione & Insegnamento, 17(3), 160–173. https://doi.org/10.7346/-fei-XVII-03-19_13

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