Responsabilità pedagogica e ricerca educativa in ambito formale, non-formale e informale

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Resumen

In uno dei libri più esplosivi del 2014 due economisti del MIT, Brynjolfsson e McAfee, sostenevano che è arrivato il momento per una nuova rivoluzione, la quale non meccanizzerà solo il lavoro manuale, ma soprattutto quello mentale. La convergenza di hardware sempre più veloci e di software sempre più sofisticati e adattabili ad un mondo in cui, semplicemente, molti lavori di concetto non esisteranno più, sta ormai producendo un punto di svolta, e aprono all’era del post-umano. Le potenzialità di un futuro, insomma, che è già tra noi, non sono date dalla montagna di dati disponibili e dalla velocità elevata nel processarli, ma dalla capacità di “combinare e ricombinare nuove capacità e nuove idee”.

Ciò chiama in causa i pedagogisti, direttamente e radicalmente. E non certo per celebrare, come la mosca cocchiera, le magnifiche sorti e progressive delle tecnologie, ma per interrogarsi in profondità sui dispositivi di qualificazione dell’umano nella seconda età delle macchine. Abbiamo molto da ripensare, perché non siamo soltanto in una crisi di occupazione indotta dalla recessione. C’è molto, molto di più: siamo in un ciclone di globalizzazione delle tecnologie cognitive che stanno rimodellando, ad esempio, il concetto stesso di lavoro; ma ancor prima stanno duplicando (ricordate Bateson?) la forza d’impatto dei processi e degli stili di apprendimento in ogni ambito formale, non formale e informale dell’esperienza umana; e in modo esponenziale.

Parimenti stiamo vivendo una rivoluzione culturale nel campo dell’educazione, dell’istruzione e della formazione. Possiamo chiamarla seconda o terza rivoluzione, quasi 200 anni dopo le prime che ci hanno portato dall’alfabetizzazione e dall’apprendistato alla scolarizzazione di massa. Ed è, insomma, giunta l’ora per la ricerca pedagogica di uscire dalle sue ridotte per confrontarsi sistematicamente con gli alfabeti e le sintassi di quei mondi nei quali trascorre la personalizzazione dei tempi di vita: la famiglia, la scuola, il lavoro, la comunicazione, le organizzazioni, le politiche. Rivoluzione culturale in atto, dunque nuova alfabetizzazione sui contenuti della conoscenza in espansione, sui valori e sugli orientamenti di senso, sulle forme di maestria, di relazione e di cura, sulle mutazioni profonde che segnano l’insegnamento e apprendimento, e che accompagnano i sentieri sghembi della coesistenza civile. Gli orizzonti della ricerca si allargano e si complicano per i pedagogisti.

Ma proprio a partire da ciò, forte della riconquistata identità epistemologica ed autonomia scientifica, la ricerca educativa può tornare, e a fronte alta, interrogare le politiche sulle responsabilità pedagogiche che risultano implicate dalle loro scelte e decisioni; sulle contraddizioni che accompagnano il vecchio nel travasarsi in otri nuovi; sulle forme di resilienza che mantengono distanti le istituzioni educative dalle trasformazioni del lavoro; sui nodi che accompagnano le paure dell’accoglienza del diverso ai deficit di integrazione culturale; sui colli di bottiglia che conservano le povertà educative a dispetto di una scuola vocata all’uguaglianza delle opportunità formative.

In che modo la ricerca educativa, analizzando iuxta propria principia queste contraddizioni e queste potenzialità, può intercettare, discutere e valorizzare il farsi delle decisioni politiche in materia di lavorio, istruzione, educazione, insegnamento e formazione? Con attenzioni a quali punti focali? Alla dispersione scolastica? All’orientamento formativo? All’alternanza scuola-lavoro?

E’ possibile ipotizzare modelli di analisi didattica o pedagogica, ovvero framework di ricerca-azione in cui sia possibile, per ogni soggetto in apprendimento, di controllare la propria attività cognitiva, ovvero il proprio potenziale intellettivo in sviluppo e in espansione creativa in un modo diverso da come lo usa?

Assicurare, attraverso il curricolo verticale lo sviluppo delle competenze, e in particolare il controllo meta-cognitivo, significa essere capaci di gestire il proprio potenziale intellettivo così com’è, ovvero significa essere capaci di rispondere in modo adeguato a qualunque richiesta cognitiva prospettata dall’ambiente?

Su cosa si ritiene che la scuola e la formazione debbano fondare la formazione dei talenti delle nuove generazioni: sul reddito o sul lavoro? Con quali conseguenze per le scelte politiche, istituzionali e organizzative sia per la scuola che per la comunicazione?

È possibile osservare differenze nel modo in cui gli individui apprendono e pensano, facendo riferimento ad una scomponibilità del sistema cognitivo qualitativamente e funzionalmente distinta?

L’impegno del formatore va rivolto ad insegnare ed incentivare trasformazioni o adattamenti degli apprendimenti naturali sulla base dei punti di forza di chi apprende, o tentare invece di estendere le possibilità intellettuali soggettive, compensando i punti di debolezza?

Questi interrogativi rappresentano solo alcune tracce delle possibili linee di ricerca che i giovani pedagogisti intendono porre a cuore delle loro comunicazioni durante la Summer School della SIREF. Quanti sono interessati a parteciparvi, sono dunque invitati a confrontarsi con i loro colleghi in uno spirito aperto di cooperazione intellettuale orientata al futuro.

 

In considerazione di tali sollecitazioni, ancor oggi vive e orientative, il numero monografico di Formazione e Insegnamento dedicato alla Responsabilità pedagogica e ricerca educativa in ambito formale, non-formale e informale è stato sviluppato in modo da riflettere la vasta gamma di contesti e questioni discusse durante la SIREF Summer School dedicata ai temi focali e le preziose opportunità di scambio e di confronto culturale dei mesi seguenti.

Il numero si articola in una sezione preliminare dedicata a studi a valenza prevalentemente teorica e tre sezioni successive, rispettivamente identificate in relazione agli ambiti dell’educazione, formale, non-formale e informale.

 

I contributi, molti dei quali composti da dottorandi o giovani dottori di ricerca, attingono ai diversi contesti sociali, storici, culturali e professionali dei vari autori e riflettono diversi modi di guardare le questioni individuate in precedenza, da diverse prospettive e metodologie di ricerca. Infatti, nel rispondere alla call for papers, i giovani studiosi sono stati sollecitati, ispirandosi ai quattro ambiti, a presentare: 

 

  1. Studi e ricerche relativi all’impatto formativo delle tecnologie cognitive e alle forme della loro globalizzazione.
  2. Studi e ricerche volti a delineare il rimodellando pedagogico del concetto stesso di lavoro in base alle nuove sollecitazioni tecnologico-cognitive.
  3. Studi e ricerche relativi alla forza d’impatto dei processi e degli stili di apprendimento in ogni ambito formale, non formale e informale di apprendimento.
  4. Studi e ricerche volti a identificare e mobilitare la nuova rivoluzione culturale nel campo dell’educazione, dell’istruzione e della formazione, quasi 200 anni dopo le prime rivoluzioni, che ci hanno portato dall’alfabetizzazione e dall’apprendistato alla scolarizzazione di massa.
  5. Studi e ricerche relativi ai processi di nuova alfabetizzazione dei digitals natives.
  6. Studi e ricerche sui valori e sugli orientamenti di senso determinati dall’impatto dell’evoluzione culturale tecnologico-cognitiva.
  7. Studi e ricerche sulle forme di maestria, di relazione e di cura, sulle mutazioni profonde che segnano l’insegnamento e apprendimento nei nuovi contesti artificiali.
  8. Studi e ricerche volti a interrogare le politiche sulle implicazioni pedagogiche delle scelte e decisioni correlate, in ambito scolastico, non scolastico, di comunicazione e di formazione degli adulti.
  9. Studi e ricerche sulle forme di resilienza che mantengono distanti le istituzioni educative dalle trasformazioni tecnologiche e organizzative del lavoro.
  10. Studi e ricerche sui colli di bottiglia che conservano le povertà educative a dispetto di una scuola vocata all’uguaglianza delle opportunità formative.
  11. Studi e ricerche che analizzino il modo con cui le decisioni politiche utilizzano i big-data e le evidenze risultanti da ricerche empiriche o dall’analisi di serie storiche di dati.
  12. Studi e ricerche volti a ipotizzare modelli di analisi didattica o pedagogica, ovvero framework di ricerca-azione in cui sia possibile, al soggetto in apprendimento, di navigare consapevolmente e criticamente per entro le forme del virtuale.
  13. Studi e ricerche volti ad assicurare, attraverso l’armonico sviluppo del curricolo verticale, la formazione di padronanze integrate all’incrocio tra intelligenza umanistica e intelligenza artificiale.
  14. Studi e ricerche sull’impatto delle tecnologie digitali e/o artificiali sulla formazione degli stili di apprendimento delle nuove generazioni; e sui connessi movimenti di adeguamento/cambiamento organizzativo dei sistemi di istruzione e di formazione.

 

Le risposte a tale ampiezza di stimoli non hanno deluso, confluendo in una grande ricchezza e varietà di proposte, di cui gli articoli pubblicati rappresentano la componente più qualificante.

Ciascuna sezione è aperta dal contributo dei Seniores che hanno coordinato i laboratori d’ambito: Monica Banzato e Francesca Coin per l’ambito formale, Claudio Pignalberi per il non-formale e Ines Giunta per l’informale. All’interno delle varie sezioni i contributi sono presentati in ordine alfabetico.

 

L’obiettivo di questo numero, promosso dalla Siref Summer School, è quello di restituire, ancora una volta, il senso più vivo e profondo di intrecci di prospettive pedagogiche della contemporaneità, attraverso i quali si possa leggere la parabola di quella ricerca educativa che va progressivamente a ridefinire gli spazi della vita socio-educativa delle persone, nella certezza che i molteplici aspetti di novità che emergono da questi saggi possano rappresentare davvero un punto di riferimento. Buoni pensieri!

Publicado

2019-04-30

Cómo citar

Margiotta, U., & Minello, R. (2019). Responsabilità pedagogica e ricerca educativa in ambito formale, non-formale e informale. Formazione & Insegnamento, 17(1 Suppl.), 9–12. Recuperado a partir de https://ojs.pensamultimedia.it/index.php/siref/article/view/3306

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