Savoir-vivre. Sostenere una “buona scuola” che comprende la vita

Autori

  • Francesco Paolo Calvaruso

Abstract

L’articolo trae spunto dalla L. 107/2005 e da un recente saggio di Edgar
Morin. Una scuola davvero buona necessita di un cambiamento. L’attuale
situazione è complesso e la sfida che ne deriva impone di orientare maggiormentelo sforzo educativo sull’insegnare a saper vivere. Formare persone
e cittadini vuol dire anche puntare sulla competenza-chiave dell’imparare
a imparare e per farlo occorre che le discipline dialoghino di più costituendosi
in “scuola di vita e di comprensione umana”. Le Indicazioni
nazionali sono il contesto indispensabile per non perdersi nel mare del
sapere, ma le indicazioni per gestire la vita richiedono altrettante attenzioni.
Gli insegnanti, pertanto, devono farsi guide di un autentico av-viamento
alla vita, lavorando alla costruzione di un ponte che ponga in un più
stretta relazione scuola ed ambiente. Un nuovo corso per la scuola significa,
ricordando Morin, interpretare il ruolo d’insegnante come “maestro
d’orchestra”. Apprendere ad apprendere, quindi, come orizzonte di marcia,
in cui l’empatia (come categoria pedagogica ed educativa) potrebbe giovare
nello spianare nuove strade, per il bene del Paese.

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Pubblicato

2015-08-31

Come citare

Calvaruso, F. P. (2015). Savoir-vivre. Sostenere una “buona scuola” che comprende la vita. Formazione & Insegnamento, 13(2), 109–118. Recuperato da https://ojs.pensamultimedia.it/index.php/siref/article/view/1722