Ripensare il setting della classe tradizionale per includere i Bisogni Educativi Speciali e realizzare una nuova classe inclusiva
Abstract
Il setting a file parallele dell’attuale classe tradizionale facilita i meccanismi di “micro-esclusione”
(D’Alessio, 2011) e di “periferizzazione” (Dovigo, 2007) di tutti gli studenti, in
particolare di quelli con Bisogni Educativi Speciali. L’attuale disposizione dello spazio
classe favorisce infatti solo alcune possibilità formative (D’Alonzo, 2012) che producono
l’“isolamento del contesto” (Ellerani, 2014) proprio degli studenti con qualche problema
di “Human Functioning” (Ianes & Macchia, 2009). Nella nuova classe inclusiva si dovrebbero
invece poter realizzare contesti di apprendimento agentivi (Sen, 2000) in cui promuovere
l’autoapprendimento e l’ecologia dell’azione (Morin, 2005) di tutti gli studenti.
A tale scopo, nuovi setting pienamente inclusivi (Booth & Ainscow, 2008) si possono realizzare
attraverso la modificazione della geometria dell’aula, l’arricchimento del setting
tradizionale o la sua ri-progettazione. Senza interventi strutturali radicali ma con l’acquisizione
di nuove competenze inclusive da parte dei docenti, quest’ultima soluzione
consente di differenziare lo spazio complessivo dell’aula in diversi luoghi dell’apprendimento:
luoghi per apprendere in mini-gruppo, in cui trovare gli oggetti dell’azione, i materiali
analogici e le nuove tecnologie. L’aula diventa allora un unico contesto multimodale
di apprendimento in cui anche gli studenti con Bisogni Educativi Speciali utilizzano
i propri linguaggi strategici e sviluppano i loro talenti (Margiotta, 1997).
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