Per un’epistemologia relazionale della ricerca educativa
Resumo
Nella prima parte di questo contributo teorico discuto un conflitto epistemologico: la distinzione fra una forma di conoscenza che deriva dai metodi di indagine, dalla logica e dai ragionamenti utilizzati tradizionalmente dalle scienze naturali e una forma di conoscenza cui si perviene attraverso determinati approcci delle scienze sociali e umane. Semplificando, si tratta della distinzione fra ricerca quantitativa e qualitativa. C’è un sentimento diffuso e persistente, nell’ambito delle scienze sociali e umane, nei confronti del metodo epistemico delle cosiddette “scienze dure”: si ritiene che il sapere che ne deriva sia statico, infallibile e vincolato all’adozione di un paradigma positivista. L’obiettivo è mostrare che questa opinione non è giustificata e deriva da una confusione logica – nello specifico, da una confusione fra ragionamenti monotòni e non-monotòni. La seconda parte del contributo propone di indagare la differenza fra ricerca quantitativa e qualitativa non tanto a partire da qualche caratteristica sostanziale e distintiva, quanto piuttosto dal rapporto che si instaura fra il ricercatore e il soggetto della ricerca. La relazione “io-tu” alla base del principio dialogico di Buber può dare un’idea della peculiarità e del valore di alcuni approcci di ricerca in ambito educativo. Le conclusioni esaminano le critiche di Lévinas alla reciprocità della relazione “io-tu” e la sua tesi che la responsabilità possa emergere solo all’interno di una relazione asimmetrica.
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