Filter bubbles e echo chambers: Origini pre-digitali e elementi di novità - riflessioni dalla prospettiva della media education
DOI:
https://doi.org/10.7346/-fei-XX-01-22_76Parole chiave:
Filter Bubbles, Echo chambers, Piattaforme digitali, Media education, Pensiero criticoAbstract
Come evidenziato da Edgar Morin, una questione di cruciale importanza per la pedagogia contemporanea consiste nel capire come supportare le nuove generazioni nell’acquisire la capacità di orientarsi nell’abbondanza di informazioni rese disponibili dalle tecnologie digitali. Per fare questo, è necessario in primo luogo sviluppare una maggiore consapevolezza rispetto ai processi attraverso cui le piattaforme digitali filtrano le informazioni a cui abbiamo accesso. Appare quindi significativo indagare in che modo la personalizzazione dei contenuti tenda a formare filter bubbles e echo chambers, ovvero a esporre gli utenti principalmente a contenuti che confermano le loro opinioni preesistenti, piuttosto che a stimoli nuovi o visioni del mondo divergenti dalle proprie. Le origini di tali fenomeni risiedono in dinamiche psicologiche e sociali antecedenti all’avvento delle tecnologie digitali: il pregiudizio di conferma, la tendenza all’omofilia e la polarizzazione nei gruppi omogenei. Ciononostante, la manifestazione di tali “bolle” nel contesto di gitale presenta alcune caratteristiche inedite che meritano di essere considerate: ogni utente è solo all’interno della propria bolla, la bolla è invisibile e il fatto di entrarvi non dipende dalla scelta degli utenti. Dopo averne analizzato i tratti principali, verranno proposte alcune considerazioni rispetto a come la questione delle filter bubbles e delle echo chambers possa essere affrontata dalla prospettiva di una media education volta a coniugare analisi critica e sperimentazione creativa.
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