Comprendere il male per educare al bene: una prospettiva pedagogica-neuroscientifica
Abstract
Tradizionalmente le indagini morali (grazie anche alla forte influenza dell’istituzione
religiosa) hanno portato a considerare l’individuo come essere
incline, per natura, a comportamenti malvagi. In questo senso, il dibattito
biologia/cultura ha posto una forte enfasi sul controllo razionale delle proprie
pulsioni possibile attraverso l’intimidazione punitiva. Ma i recenti studi
di matrice neuroscientifica sovvertono tale paradigma suggerendo, al
contrario, un’empatica sensibilità come elemento realmente biologicamente
connotato alla base della nostra natura. Tale disposizione virtuosa
viene struttura nell’indole mediante l’esercizio (al pari dell’esercizio fisico),
ma oggi il sistema educativo sembra non dedicarsi a tale questione e, talvolta,
si configura esso stesso come effetto perverso potenzialmente scatenante
di malvagità nell’individuo.
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