«Se il mio letto è una nave...» Fare “biblioterapia” con i bambini in ospedale
Resumen
La salute può diventare una “questione di storie”? Partendo dall’ipotesi di ricerca che la lettura ad alta voce possa essere efficace per la promozione del benessere del bambino ospedalizzato e che la scrittura possa essere un valido mezzo attraverso il quale favorire l’esteriorizzazione del suo mondo interiore, in questo articolo viene presentato uno studio di caso condotto presso il Reparto Pediatria degli Ospedali Riuniti di Foggia. Il riferimentoteorico è alla “biblioterapia per lo sviluppo” così come è stata definita negli anni ’90 da Matthews e Lonsdale: leggere per promuovere lo sviluppo e il benessere del bambino e per metterlo nelle condizioni di arrivare alla fine dell’esperienza avendo tratto il massimo profitto dal tempo trascorso in ospedale. Gli spazi educativi di riferimento, oltre alla ludoteca, sono stati le
corsie, dove educatori e ricercatore hanno portato il loro carrello carico di libri e hanno invitato i bambini a leggere e poi a scrivere e a raccontarsi.
Quando raccontano i bambini “dicono di sé”, ovvero esprimono in maniera “figurata” i propri desideri, sentimenti, emozioni, paure. Leggere i loro scritti può diventare, in questo senso, oltre che un modo per “prenderli-incura”, una utile chiave di accesso al mondo infantile e, in prospettiva, una maniera per migliorare la qualità dell’assistenza loro rivolta. È in questo senso che la salute può farsi una “questione di storie”.
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