Adolescenti: formazione alla complessità
DOI:
https://doi.org/10.7346/-fei-XVIII-01-20_17Abstract
La natura delle psicopatologie in crescita tra gli adolescenti fa ipotizzare come la loro onnipotenza digitale non li metta al sicuro da fragilità e sofferenza. Di questa sofferenza non è intrinsecamente responsabile, come invece si potrebbe semplificare, la tecnostruttura in cui gli adolescenti si muovono più o meno agilmente, accomunati dagli stessi bisogni e insoddisfazioni; il fattore “nuove tecnologie” è un amplificatore potente, ma non è causa dei vuoti cognitivi ed esistenziali. Tali vuoti sono piuttosto ascrivibili ad una sociostruttura e a un sistema formativo incapaci di sostenere e finalizzare. Da ciò la necessità di una formazione che risponda ai bisogni che da sempre caratterizzano il percorso di apprendimento umano e degli adolescenti in particolare (bisogni che oggi non mancano di esprimere persino nell’esasperazione della psicopatologia); e anche l’improrogabile necessità di un cambiamento di rotta del sistema scolastico (che è attualmente stretto tra logiche di marketing e appelli alla restaurazione), per interpretare e muoversi in un mondo cui sia restituita la complessità che gli appartiene ora più che mai. Tre i punti fermi: dis-autarchicizzare la cultura scolastica; riconoscere diritto effettivo a tutti linguaggi; riconoscere la pensosità del corpo.
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