La Mindfulness per la formazione professionale: perché coltivare la consapevolezza?
Resumo
Con la globalizzazione delle tecnologie cognitive si corre il rischio, enfatizzando una visione dell’uomo che privilegia un’attenzione alle condizioni interne del nostro funzionamento psico-corporeo a scapito della dimensione socio-relazione, di snaturare la visione in cui hanno avuto origine le pratiche di consapevolezza, in particolare il buddismo di matrice orientale, dove accanto alla ‘retta consapevolezza’ c’è anche sempre la ‘retta azione’. L’appropriazione diffusa e spesso indiscriminata di tecniche mindfulness da parte di organizzazioni e sviluppatori di programmi formativi ha portato, infatti, a conflitti e tensioni tra i principi fondamentali delle pratiche di consapevolezza e le pragmatiche ‘priorità’ di formazione legate alla produttività che intenzionano i programmi di sviluppo dei dipendenti. Questo con il rischio di promuovere processi formativi McMindfulness (Purser e Loy, 2013), basati sulla mercificazione del momento presente, processi formativi che, focalizzandosi eccessivamente “sul dentro”, potrebbe nutrire sempre meno ‘sguardi’ più radicali o critici che valutino il modo in cui le condizioni esterne danno forma alle vite interiori e psichiche delle persone, sguardi pronti all’azione.
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