Significati, vissuti e narrazioni del corpo nella disabilità
DOI:
https://doi.org/10.7346/-feis-XX-01-22_28Abstract
L’attenzione alla dimensione corporea ha assunto un rilevante valore scientifico nell’ambito della riflessione teorica e delle pratiche educative rivolte alle persone con disabilità, essendo stato ormai riconosciuto il ruolo che essa svolge nella strutturazione dell’esistenza. La finalità educativa che viene a delinearsi è chiaramente quella di fornire gli strumenti per ricercare un personale senso del corporeo che vada oltre ogni forma di oggettività, offrendo un modo per sentirsi a casa nel e col proprio corpo. Il custodire l’individualità del corpo rimanda non tanto ad un modo di interpretarlo come fatto o spazio oggettivo, ma piuttosto come spazio di vita, luogo psicologico fatto di esperienze, vissuti e relazioni. In tale cornice di senso, l’educazione alla corporeità può essere intesa come una forma di familiarizzazione con il corpo, le sue limitazioni, le sue potenzialità e le sue “parole”, ed anche un esercizio nella gestione di quelle trasformazioni del corpo che possono introdurre importanti cambiamenti nella relazione tra le diverse parti del Sé e con gli altri. Tale sfida non può che realizzarsi mediante il dispositivo narrativo e sviluppando esperienze di apprendimento che prendono forma proprio a partire dalle autobiografie del corpo. La narrazione, nel sostenere l’individuo nel difficile compito di appropriarsi del proprio corpo e di riferirli alla propria identità in costruzione, si configura come spazio di educabilità chiave nell’ambito della disabilità.
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