Una scuola per l’emancipazione
DOI:
https://doi.org/10.7346/SIRD-012020-P13Parole chiave:
Pedagogia; Educazione nuova; Didattica; Scuola; Gruppo.Abstract
In questo contributo (la trascrizione di un suo intervento in video) Philippe Meirieu riprende i temi trattati nel suo ultimo libro, Una scuola per l’emancipazione (Armando, 2020).
Da un punto di vista storico ed epistemologico, Meirieu riprende quattro fattori di divisione che attraversano nel Novecento il movimento dell’Educazione Nuova: la “scuola ideale” vs. la “scuola unica”, le libere pratiche di gruppo vs. le pratiche di gruppo più regolate, i metodi “naturali” (Freinet) vs. i metodi che prediligono l’utilizzo di materiali strutturati
(Montessori), il rispetto assoluto del ragazzo vs. la necessità di introdurre vincoli “fecondi”.
Dal punto di vista filosofico, Meirieu ricorda come la pedagogia, in quanto pratica teorica, contenga tre dimensioni: le finalità, le conoscenze e le pratiche. Ciò che rende tale una pedagogia è la coerenza tra questi tre aspetti. L’intervento si conclude con la proposta di alcune pratiche su cui è urgente lavorare: pratiche per fare della scuola un luogo di decelerazione, la costruzione di dispositivi attenzionali, una valutazione “esigente” per superare la valutazione “bancaria” oggi prevalente, la costruzione del collettivo (la scuola è un luogo in cui si impara insieme), la centralità della cultura in quanto bene che può essere condiviso.
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