Le conflittualità nelle separazioni coniugali: aspetti psicopatologici e rischi per i minori
Autori
Annalisa Ritucci
Ignazio Grattagliano
Vincenzo Orsi
Abstract
Il presente lavoro prende in esame le complesse problematiche legate alla difficile “mentalizzazione” del disagio da separazione da parte degli ex-coniugi e alla tendenza ad “agirlo” attraverso interminabili “battaglie” che non fanno altro che perpetuare all’infinito comportamenti distruttivi e cronicizzati il proprio malessere e, soprattutto, quello dei figli. Coinvolti in processi relazionali disfunzionali per il loro sviluppo psichico (conflitti di lealtà, genitorializzazione, inversione di ruoli) ed esposti, nei casi più gravi, al rischio di abuso psicologico, i minori hanno elevate probabilità di andare incontro a disadattamento sul piano emotivo e comportamentale. Vengono, infine, descritte le variegate forme che il disagio psichico della famiglia separata conflittuale può assumere: definite da vari autori come vere e proprie “sindromi”, esse rappresentano i volti cangianti di una dinamica familiare patologica in cui tutti i membri della famiglia giocano il proprio ruolo ed hanno le loro buone ragioni per opporsi al cambiamento drammatico che li attraversa. G. Giordano definisce “mobbing genitoriale” l’insieme di comportamenti ostili e persecutori messi in atto da un genitore separato nei confronti dell’altro allo scopo di impedirgli l’esercizio della propria genitorialità, svilendo e distruggendo la sua relazione con il figlio: sabotaggi delle frequentazioni, emarginazione dai processi decisionali, minacce, campagne di denigrazione, delegittimazione familiare e sociale. I.D.Turkat descrive madri (“Sindrome della Madre Malevola”) che, pur rimanendo esenti da altre psicopatologie accertabili e mantenendo con i figli (almeno in apparenza) un efficace rapporto di accudimento, attuano nei confronti dell’ex-marito un comportamento lesivo, teso ad impedirgli un normale ed affettuoso rapporto con i figli. L’alterazione della condotta può comprendere vere e proprie violazioni della legge, oppure può trasformarsi in un eccesso di azioni legali con cui vessare l’ex-coniuge. G. L. Rowles parla di “Sindrome del Padre Interdetto” a proposto di padri parzialmente o del tutto paralizzati dalla sofferenza della separazione: essi non possono far nulla per evitarla, cercano di lottare per rimanere presenti nella vita dei figli ma, dopo aver tentato inutilmente di far valere i loro diritti in campo giuridico, si rendono conto di essere delegittimati nel loro ruolo genitoriale. La loro sintomatologia è costituita da sintomi depressivi e del disturbo posttraumatico da stress. Di grande interesse, infine, gli studi di R. Gardner sulla “Sindrome di Alienazione Genitoriale” (PAS), patologia relazionale che insorge essenzialmente nel contesto delle controversie per l’affidamento dei figli. La sua principale manifestazione consiste nel rifiuto immotivato del figlio a mantenere rapporti con il genitore non affidatario, accompagnato da un’esacerbata ed ingiustificata campagna di denigrazione: quest’ultima è frutto della programmazione diretta e indiretta da parte del genitore alienante e del contributo attivo e personale del figlio. La “relazione singolare” che viene così a configurarsi tra il minore e uno dei due genitori è deliberatamente mirata all’esclusione dell’altro e, nei casi più gravi, può rappresentare un potente e diretto fattore di rischio per la salute mentale del minore.