Per una cultura del benessere. Due vie per l’università del futuro.
DOI :
https://doi.org/10.7346/PO-012024-12Mots-clés :
Benessere incarnato, qualità della vita, oltre il PIL, pedagogia del benessere, pedagogia incarnataRésumé
I temi del benessere, della felicità e della qualità della vita sono al centro della vita sociale come mai prima. Se da un lato questa tendenza rievoca l’auspicio aristotelico di attribuire alla felicità il valore assiologico massimo - come nel concetto di eudaimonia dove felicità ed etica si fondono assieme – dall’altro essa si compone di istanze tipiche della società occidentale contemporanea tra cui l’utilitarismo individualista e l’edonismo più greve.
L’istituzione universitaria, al pari delle altre istituzioni educative, è chiamata a confrontarsi con queste tendenze in modo critico, a vagliarle e discernerle, e a farsi promotrice di una solida formazione alla cultura del benessere. L’autore suggerisce due vie principali che l’università può percorrere nel suo futuro. Innanzitutto, la via del benessere soggettivo. Qui l’università è chiamata a superare almeno parzialmente la didattica disincarnata tipica delle aule universitarie, per affrontare la sfida del benessere incorporato (embodied wellbeing) che può avvenire attraverso, tra le altre, le pratiche corporee e meditative. Poi, la via del benessere collettivo, ovvero la dimensione socioeconomica, politica ed etica del benessere sociale. Qui l’università può farsi hub educativo e sfruttare la propria agentività (institutional agency) per favorire il superamento della mentalità econometrica tipica del Prodotto Interno Lordo-PIL a favore di una visione più ampia e inclusiva del benessere (e.g. Movimento per la Qualità della Vita e Oltre il PIL).
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