Libertà e apprendimento come desiderio di vita. In dialogo con Raffaele Laporta
Abstract
Cosa rimane oggi del pensiero e dell’opera di Raffaele Laporta?
A quasi un ventennio, ormai, dalla scomparsa del pedagogista abruzzese, il suo nome è caduto nell’oblio ed è pressoché taciuto nella memoria delle giovani generazioni che studiano pedagogia. A distanza di pochi anni, appaiono già lontane, se non dimenticate, le sue riflessioni e intuizioni teoriche-operative. Anche le sue opere più importanti e il suo magistrale testo L’assoluto pedagogico (1996) sono a stento citati. L’articolo, ponendo l’attenzione sul nesso educazione-libertà-apprendimento, nel quadro di una riflessione situata al crocevia di pedagogia e biologia, intende restituire nuova luce al pensiero laportiano, sia per interrogarci su alcune questioni di fondo, ancora aperte, che caratterizzano la pedagogia laico-progressista italiana nel suo volto più squisitamente teoretico, epistemologico, formale; sia per rispondere ad alcune istanze che continuano ad interpellare la coscienza pedagogica attuale nelle sue più cogenti sfide educative.