Personaggi scientifici e personaggi letterari: la delinquente di Lombroso, la Norma di Bellini e l’influsso reciproco fra cultura di massa ed elaborazione scientifica
Autori
Alfredo Verde
Barbara Gualco
Francesca Angelini
Martina Focardi
Abstract
Questo lavoro intende analizzare il contributo dedicato da Lombroso e Ferrero allo studio della delinquenza femminile, collocando il testo nella sua epoca e interpretando il loro pensiero alla luce delle nuove acquisizioni scientifiche sulla delinquenza femminile, per poi confrontare il ritratto delle delinquenti lombrosiane col personaggio belliniano di Norma. Il testo dell’opera scientifica mette in luce tutti i limiti delle tesi dello studioso piemontese: la criminalità femminile segna infatti il fallimento della teorizzazione di Lombroso, mettendo in luce la sua inadeguatezza a scoprire il nuovo, e la sua tendenza a ricadere in una teorizzazione basata sui modelli romanzeschi in voga all’epoca, che per architettura di forme, di temi, per stilistica e modellizzazione linguistica si può riferire ai romanzi grotteschi e d’appendice. Lombroso e Ferrero dipingono la donna come una bambina destinata a non crescere mai, evidenziando una serie di caratteristiche a loro dire presenti nella “natura” femminile, fra le quali spicca la sua sessualità passiva e indifferente, tesa unicamente alla gravidanza, solo evento che renda la donna degna di attenzione, in quanto sposa e madre. Definita come “semi-criminaloide innocua”, la donna, più passionale e più vicina alle specie inferiori della sua controparte maschile, viene neutralizzata appunto dall’amore materno, che le permette di sviluppare i propri sentimenti pietosi e teneri. Ma la maternità rivela anche la sua negatività: la sopportazione delle doglie e i dolori connessi al parto dimostrano quanto la donna sia ottusa al dolore, caratteristica tipica dei delinquenti nati e, ovviamente, delle specie inferiori. Il lavoro prende quindi in esame la teorizzazione lombrosiana della prostituzione e della criminalità femminili, e riconosce nella criminale-nata il punto debole della costruzione teorica: mascolina, non materna, passionale, questo soggetto è davvero un “mostro”, a parere degli autori. È apparso utile confrontare questa immagine (così inconsapevolmente satura di suggestioni letterarie) della donna mostruosa, che delinque anche sopprimendo la propria progenie, con l’immagine della donna presente in una celebre opera della cultura popolare dell’epoca, la protagonista della Norma di Vincenzo Bellini, ed entrambe con il personaggio euripideo di Medea. Concludono il lavoro alcune considerazioni sulla relazione fra elaborazione scientifica e cultura popolare (modelli e stili letterari in voga in ciascuna epoca) evidenziando come ogni periodo storico sia caratterizzato da un gioco di rimandi reciproci molto più intenso di quanto si pensi.