Attualità ed opportunità delle alternative al carcere fra diffidenze e risorse del territorio
Autori
Camilla Bolzoli
Carlo Alberto Romano
Abstract
In un momento storico in cui l'unica risposta possibile al reato e alla sensazione di insicurezza dei cittadini sembra essere il carcere, gli Autori hanno voluto ripercorrere le fasi storiche che hanno portato alla affermazione degli istituti di pena (dal Medioevo ad oggi), interrogandosi sulla attualità ed (in)efficacia degli stessi. In particolare essi hanno analizzato un aspetto dell'esecuzione penale spesso tralasciato e che, invece, dovrebbe a parer loro essere potenziato: le misure alternative alla detenzione. Un'analisi legislativa per capire lo spirito che generò ed informò l'introduzione di una soluzione alternativa al carcere. La risposta è che non si trattò di uno slancio “buonista”. I “padri” di questa legge avevano compreso che se una persona non viene estromessa dal contesto sociale cui appartiene anche quando ha commesso un reato –anziché essere segregata passivamente in carcere - le possibilità che infranga nuovamente la legge sono quantomeno ridotte. Inoltre, nonostante dati statistici sulla positività delle misure alternative, nella popolazione a tutti i livelli è forte ed allarmante la disinformazione sugli effetti delle stesse: dall'avvocato alla casalinga, dal poliziotto all'insegnante, dallo studente di Giurisprudenza al carabiniere. Come risulta dai questionari che gli Autori hanno somministrato, anche la distorsione della realtà su questo tema è un dato certo. Una corretta azione informativa si impone pertanto quale utile strumento per contribuire allo sviluppo di una adeguata ed opportuna cultura della pena.