When is the dimension of the sacred ill? When illness is inherent also to the communicative, relational and institutional system of a religious creed
DOI:
https://doi.org/10.7347/RIC-012025-p079Abstract
Una forte spinta religiosa può essere un elemento costitutivo dell'identità umana, non solo in quanto plasma il singolo soggetto ma anche un intero gruppo sociale, istituzionale. La religione, quindi, a livello micro e macro, può dare origine a un alto livello di consapevolezza che può orientare la visione della vita, gli orientamenti, le scoperte, le intuizioni, la costruzione di significati, le prospettive per il futuro. In questo modo diventa un fattore fondamentale nella costruzione dell'idea di realtà del gruppo. Tuttavia, quando un credo religioso è caratterizzato da eccessiva idealizzazione, dogmatismo, fanatismo, rigidi atteggiamenti ipocriti, per non parlare di un ridotto o del tutto assente collegamento con il contesto storico-sociale e con i valori culturali, può combinare e amplificare alcuni tratti caratteriali e componenti psicopatologiche in soggetti vulnerabili, fragili anche se non effettivamente patologici. Estendendosi ben oltre il singolo soggetto, può creare un contesto disadattivo e carente o patologico a livello relazionale e istituzionale. Da questo punto di vista, il presente contributo si basa su un'indagine di una serie di casi esperti molto pertinenti al tema, che offrono spunti di riflessione su alcune modalità di comunicazione difettose e disfunzionali, e su relazioni personali e istituzionali aberranti che possono nascere all'interno di alcuni movimenti religiosi. Queste modalità possono aggravare o talvolta provocare situazioni che possono avere anche una rilevanza giuridica, richiedendo una valutazione tecnica di natura oggettiva criminologico-clinica e/o psicologico-psichiatrica per una migliore comprensione non solo dell'individuo ma anche del gruppo o dell'istituzione.
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