Il principio di non indifferenza: la valutazione della genitorialità nei casi di violenza intrafamiliare
DOI:
https://doi.org/10.7347/RIC-022024-p97Abstract
I temi della violenza assistita, della violenza di genere e della violenza intrafamiliare hanno posto e imposto, nel corso degli ultimi anni, quesiti nuovi anche all’interno degli ambiti e dei settori che competono il lavoro di psicologi e di psichiatri forensi. Partendo dall’osservanza del principio di non indifferenza, il presente contributo si propone di indagare quale posto debba occupare la narrazione di violenza all’interno di una Consulenza Tecnica d’Ufficio in ambito civile e in che modo il CTU sia chiamato a garantire ascolto, attenzione e attribuzione di valore ai vissuti di chi nella situazione si trova ad essere direttamente coinvolto, così da non rischiare di cadere nel tranello della vittimizzazione secondaria, finendo per imporre ai propri periziandi un’esperienza traumatica ulteriore, che si sa-rebbe certamente potuta evitare. Tenere in considerazione il vissuto delle vittime di violenza è, poi, un fattore es-senziale anche nel corso dell’analisi e della valutazione delle capacità genitoriali, in quanto lo stile genitoriale e lo stile di personalità tendono ad essere reciprocamente collegati e proprio per questo gli agiti di un soggetto (specie se violenti) costituiscono inevitabilmente indizi della sua capacità di relazionarsi all’altro, sia esso ex coniuge o fi-glio. Chiunque si debba esprimere circa l’idoneità genitoriale o l’affidamento o collocamento di minori non può, dunque, sottrarsi in alcun modo alla presa d’atto dell’esistenza di un tema (qualora il tema venga riferito) di violenza familiare, nei termini di un argomento cardine da non trascurare, da non sottovalutare, da indagare. Nel caso delle perizie in sede penale, ad esempio sull’idoneità a testimoniare di minori testimoni o vittime di violenze intra-fami-liari, la completa modificazione del setting peritale in relazione al tipo di quesito posto, la centralità del tema della violenza e il ruolo dei perito rende meno probabile, ma non impossibile che si veirifichino le stesse omissioni che hanno di frequente caratterizzato il setting delle consulenze in sede civile.
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