La valutazione tecnica della pericolosità sociale in rapporto al mutato assetto normativo

Autori

  • Cristiano Barbieri

DOI:

https://doi.org/10.7347/RIC-2017-p167

Abstract

La valutazione della pericolosità sociale è sempre stata un ambito tecnico particolarmente complesso e rischioso, al punto da
arrivare a negarne, nel tempo, le basi scientifiche, con tutti i pericoli derivanti dalla soggettività del giudizio. Con l’entrata in
vigore della legge n.81/2014, la complessità e le criticità paiono accentuate, perché, se in passato i parametri da utilizzare
erano costituiti dai c.d. indicatori esterni ed interni, l’indicazione futura è quella che il consulente tecnico prenda in considerazione
soltanto i c.d. indici psicopatologici di rischio elevato o attenuato, mentre la disamina degli altri fattori correlati
al contesto socio-culturale viene demandata agli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna.
Il presente contributo intende, da un lato, riflettere sia sui limiti di siffatta impostazione, sia sulla possibilità di superare gli
stessi, ricorrendo ad una valutazione specialistica costruita in chiave narratologico-ermeneutica, cioè secondo modelli che,
realizzando un discorso sul senso e sul significato del rapporto tra il soggetto e l’ambiente nel quale realizzare percorsi di
cura differenziati e flessibili, integri in modo armonico, coerente e compiuto i contributi di tutti gli interlocutori, nella prospettiva
di assicurare non solo il diritto alla tutela della salute, ma anche la riduzione o, quantomeno, il controllo di documentati
fattori di rischio.

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Pubblicato

2018-12-31

Fascicolo

Sezione

Articoli