Una verosimile chiave di lettura del c.d. reato d’impeto: la causalità come “gnommero”

Autori

  • Cristiano Barbieri

DOI:

https://doi.org/10.7347/RIC-2017-p96

Abstract

Il presente contributo intende riflettere sui modelli di causalità di volta in volta invocati nel c.d. reato d’impeto. Questa fattispecie
delittuosa, infatti, viene tradizionalmente qualificata proprio in base al tipo di causa che la motiverebbe: cioè, un impulso
tanto repentino nella sua comparsa, quanto distruttivo nei suoi effetti. In realtà, non esiste un’unica definizione del c.d.
reato impulsivo, ma se ne possono riconoscere almeno tre: una di tipo fenomenico, una di tipo clinico ed una di tipo ermeneutico,
tra loro complementari. Quindi, tenuto conto sia dei molteplici fattori in gioco, sia dei rispettivi influssi, sia delle
costanti interazioni, un verosimile modello di causalità per tale delitto può essere espresso dalla metafora dello “gnommero”
o “gomitolo”, secondo la lezione di Carlo Emilio Gadda. Non a caso, facendo riferimento alla sua opera letteraria, è possibile
prospettare per questa tipologia di reato non solo un paradigma pluri-con-causale che renda conto di tutto ciò che può intervenire
nella sua attuazione, ma anche un processo di chiarimento di tutto quanto di controverso ed enigmatico può esservi
nel medesimo. In quest’ottica la costruzione di una narrazione che, in modo ermeneutico, renda esplicito ciò che è implicito,
alla fine, estrinseca il senso ed il significato reconditi dell’agito; al punto da conferire alla parola la qualità di elemento chiarificatore
del caos ed organizzatore di un cosmo, perché trasforma una narrazione povera e riduttiva, tipica del delitto impulsivo,
in un’altra più complessa, ma più intellegibile.

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Pubblicato

2018-12-30

Fascicolo

Sezione

Articoli