Studio pilota sulla prevalenza del disturbo da deficit d'attenzione e iperattività (ADHD) nella popolazione detenuta italiana

Autori

  • Irene Strada Pensamultimedia
  • Vincenza Tesoro
  • Elena Anna Maria Vegni

DOI:

https://doi.org/10.7347/RIC-022021-p137

Abstract

L’ADHD (Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività) costituisce un disturbo del neurosviluppo complesso ed eteroge-neo, che assume diverse traiettorie evolutive nel corso della vita. Tale disturbo è un quadro clinico altamente rappresentato nella popolazione detenuta, infatti la letteratura internazionale individua una prevalenza dell’ADHD in carcere tra il 25 e il 45%. Ad oggi, non sono stati condotti studi che indaghino la presenza del disturbo nel campione ristretto italiano: la nostra ricerca costituisce pertanto un progetto pilota in tale campo e si pone l’obiettivo di valutare la prevalenza dell’ADHD e l’associazione tra il disturbo e l’abuso di sostanze e la lunghezza della condanna. Il campione è stato arruolato progressivamente all’interno del carcere di Milano-Bollate, durante il processo di valutazione psicologica che viene effettuata per ogni nuovo giunto che accede all’istituto. La limitata comprensione della lingua italiana e la presenza di un quadro psicosintomatologico acuto in atto hanno costituito i criteri di esclusione. Il quadro clinico è stato valutato attraverso la somministrazione delle scale autosomministrate WURS (Wender Utah Rating Scale for the Attention Deficit Hyperactivity Disorder) e ASRS (Adult ADHD Self-Report Scale), che valutano rispettivamente i sintomi ADHD nell’infanzia e nell’età adulta. Sono stati inoltre somministrati i test BDI-II (Beck Depression Inventory–Second Edition) e HCL-32 (Hypomania Check List- modified questionnaire) al fine di indagare la presenza di un disturbo in comorbilità o effettuare una diagnosi differenziale.È stato raccolto un campione di 59 soggetti: dalle analisi effettuate, è stata stimata una prevalenza di ADHD nell’infanzia e/o nell’età adulta del 23,7%; di tale percentuale, nel 64,3% del campione persistono i sintomi nell’età adulta. Nel campione ADHD, il 71% ha dichiarato di aver abusato di sostanze e in particolare la sostanza più utilizzata è risultata essere la cocaina. È stata individuata una relazione significativa tra la diagnosi di ADHD e abuso (χ2= 16,502 df 5 p<.001) e nello specifico è stata evidenziata una relazione significativa tra ASRS e uso di sostanze (χ2= 13.85 df 6 p<.01 ), mentre non si è rilevata alcuna associazione significativa tra WURS e sostanze (χ2= 42,6 df 4 p>.05). Nessuna relazione significativa è stata individuata inoltre tra ADHD e lunghezza della condanna (χ2= 2,601 df 2 p>0.05). È stata infine individuata una correlazione tra ASRS e BDI-II (r= 0,511 p<.001), mentre nessuna correlazione è stata individuata tra le scale ADHD nell’infanzia e l’età adulta e HCL-32. Dal campione analizzato, la prevalenza dell’ADHD rilevata risulta in linea con i risultati presentati nella letteratura internazionale. Viene inoltre confermata l’elevata comorbilità tra il disturbo e l’abuso di sostanze e i sintomi depressivi. Seppur preliminare, lo studio sottolinea l’importanza della diagnosi di ADHD anche nella popolazione detenuta, al fine di evitare un effetto negativo cumulativo sul funzionamento del soggetto ristretto, ed evidenzia la necessità di individuare programmi terapeutici specifici che possano implementare le capacità interpersonali ed intervenire sul rischio di recidiva e, non da ultimo, sull’abuso di sostanze.

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Pubblicato

2021-06-15

Fascicolo

Sezione

Articoli