Il malato di mente autore di reato socialmente pericoloso dopo la chiusura degli opg: gli strumenti diagnostici dalla valutazione psichiatrico-forense alle pratiche trattamentali

Autori

  • Felice Carabellese

DOI:

https://doi.org/10.7347/RIC-2017-p173

Abstract

Nel corso degli ultimi anni in Italia il trattamento del malato di mente autore di reato socialmente pericoloso è andato incontro
a profonde modifiche: una serie successiva di interventi legislativi e giurisprudenziali hanno infatti finito col trasformarne
radicalmente le caratteristiche operative. Di fatto, le competenze terapeutiche e riabilitative di questa tipologia di
pazienti sono state ricondotte nell’alveo dell’organizzazione dipartimentale della psichiatria pubblica. Così come per qualsiasi
altro malato di mente. Persistono tuttavia, a nostro parere, differenze in termini di obiettivi del trattamento, sue modalità,
competenze specifiche del personale coinvolto, protagonisti inusuali che si muovono nel nuovo scenario delineato, nodi
tuttora non disciolti del tutto, che fanno dell’approccio al reo infermo di mente socialmente pericoloso e, per certi versi, al
malato di mente a rischio di reiterare condotte violente, niente affatto scontato rispetto alle prassi consolidate dell’assistenza
psichiatrica, che richiede perciò strumenti diagnostici ed operativi altrettanto specifici.
Approccio rispetto a cui, dunque, ancora molta strada in termini culturali e di formazione specifica va di conseguenza recuperata.
Obiettivo dell’Autore è quello di affrontare in particolare la questione degli strumenti diagnostici da utilizzare nel passaggio
dal momento valutativo a quello trattamentale vero e proprio, aspetto che l’attuale quadro normativo, come pure l’operatività
dei servizi psichiatrici pubblici, ha lasciato problematicamente vuoto e, nello stesso tempo, fornire alla riflessione dei lettori
alcune progettualità concrete per il lavoro futuro.

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Pubblicato

2018-12-31

Fascicolo

Sezione

Articoli