La sicurezza sostenibile: l’esperienza della Toscana
Abstract
Parlare di Sicurezza Urbana significa, oggi, parlare di un tema complesso, e che ha pertanto bisogno di risposte variegate e non semplici, o peggio semplicistiche. Questo lavoro intende presentare ed esaminare le politiche di Sicurezza adottate dalla Regione Toscana che, a partire dalla Legge Regionale del 16 Agosto 2001 n. 38, titolata appunto “Interventi regionali a favore delle politiche per la sicurezza della comunità toscana”, si inseriscono nella teorica della Modern Governance, intesa come nuovo stile di governo, distinto dal modello del controllo gerarchico e, invece, caratterizzato da un maggior grado di cooperazione tra lo Stato e gli attori non statuali, all’interno di reti decisionali pubblico/private. Nell’ambito di tale ottica, vengono esaminati i ruoli che i vari attori sociali dovranno ricoprire per la realizzazione di un obiettivo, la sicurezza sociale, che per sua stessa natura si caratterizza come un tema costantemente in progress. Contestualmente, viene introdotto il concetto di sostenibilità, affermando così la necessità di perseguire una nuova accezione di sicurezza, la cosiddetta Sicurezza Sostenibile.Tale nuova concezione di sicurezza può rappresentare il grado di vivibilità realisticamente realizzabile in un certo sito geografico, in considerazione sia del livello di criminalità sia della diffusione della sensazione di insicurezza e della paura di criminalità nella popolazione, e in considerazione del livello di sviluppo economico e sociale raggiunto in un determinato territorio. Si attenua così sensibilmente il tradizionale riferimento alla sicurezza intesa come mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, e si abbraccia un concetto ampio di vivibilità, in cui le cause dell’insicurezza non sono direttamente collegate alla criminalità ma ad una serie di fattori pro-duttivi del disagio del vivere urbano: rumori, schiamazzi notturni, inquinamento ambientale, degrado urbano, traffico in eccesso (oltre che problemi di disagio sociale e familiare). Questo profondo ampliamento delle problematiche insite al tema della sicurezza urbana offre lo spunto per considerare tale fenomeno, estremamente complesso, come non più governabile esclusivamente mediante la gestione delle politiche criminali fondate sulla prevenzione o repressione dei reati, bensì attraverso la sapiente gestione di una pluralità di politiche declinate sulla qualità della vita. Il carattere di complessità caratteristico della sicurezza urbana giustifica, così, la distribuzione del compito di intervento su un ventaglio di attori sociali ed istituzionali. La sicurezza non costituisce più l’esclusivo monopolio dello Stato Centrale, ma diviene impegno delle Amministrazioni locali e sovralocali che intendono governare il territorio, e compito dei cittadini che intendono partecipare del governo della città.