Il carcere e l’esecuzione penale in Italia nell’ultimo decennio
Abstract
La popolazione detenuta in Italia ha raggiunto livelli di presenza mai toccati dal secondo dopoguerra del secolo scorso. Ma oggi, a differenza di ieri, nell’interpretare dati e tendenze dell’ultimo decennio, occorre tener conto che il carcere non è più il principale luogo della pena ma è parte di un più vasto sistema di controllo della penalità che prevede una complessa articolazione. L’espiazione della pena alla reclusione – in particolare – oggi può avvenire in luoghi diversi (carcere, comunità, abitazione, “a piede libero”), in tempi differenti (immediatamente, per chi è già in carcere o in misura alternativa, in modo differito per coloro che godono della “sospensione dell’esecuzione”), oppure seguendo percorsi diversi che non prevedono necessariamente il contatto con il carcere (dalla libertà alle misure alternative). Nel descrivere e interpretare l’andamento della carcerazione è necessario pertanto fare riferimento anche alle altre aree dell’esecuzione penale, quella delle misure alternative e quella delle “sospensioni”. Ciò premesso sono presi in considerazione tre fattori che influiscono sulla consistenza dei soggetti sottoposti ad esecuzione penale: la concessione o meno della sospensione condizionale della pena, la quantità di pena alla reclusione inflitta in sede giudicante e la concessione delle misure alternative.
L’analisi dei dati più recenti riferiti a questi fattori consente di mettere in evidenza che tutti e tre influiscono sia pure in diversa misura sulle modalità di esecuzione della pena. In particolare si assiste a tre fenomeni concomitanti: il deciso declino della “condizionale”, la crescita significativa dell’ammontare delle pene alla reclusione nelle sentenze di condanna e la forte riduzione della concessione delle misure alternative. Pur non essendo certamente esaustivi dei meccanismi causali per cui la popolazione carceraria aumenta (o diminuisce) questi tre fattori sono da tenere assolutamente in primo piano. Occorre infine considerare la massiccia presenza dei due gruppi sociali dei tossicodipendenti e degli stranieri che insieme costituiscono ormai da tempo la maggioranza della popolazione detenuta negli istituti penitenziari. La loro consistenza numerica è sicuramente diretta conseguenza dell’azione dei predetti fattori ma deriva anche da altre cause tra le quali meriterebbero particolare attenzione l’applicazione delle recenti leggi sulla recidiva reiterata, sulla droga e sull’immigrazione.