Educational Dialogues: Between Paradigms, Practices, and Innovation

 

Dialoghi Educativi: Tra Paradigmi, Pratiche e Innovazione

 

Rita Minello

Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Ferrara (Italy) – rita.minello@unife.it

https://orcid.org/0000-0001-5623-7347

 

ABSTRACT

The editorial explores the transformative role of education as a driver of social change in an era marked by global challenges such as climate change, digitalization, and social inequalities. It emphasizes the importance of pedagogical innovation, critical reflection, and experiential learning to address these challenges. Artificial intelligence and emerging technologies are highlighted as key tools for personalized learning, while also raising ethical and pedagogical concerns. Finally, the role of education in promoting social justice and combating intolerance and socio-political polarization is underlined.

 

L’editoriale esplora il ruolo trasformativo dell’educazione come motore di cambiamento sociale in un’epoca segnata da sfide globali come la crisi climatica, la digitalizzazione e le disuguaglianze sociali. Viene sottolineata l’importanza dell’innovazione pedagogica, della riflessione critica e dell’apprendimento esperienziale per affrontare tali sfide. L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie emergono come strumenti cruciali per personalizzare l’apprendimento, ma sollevano anche questioni etiche e pedagogiche. Infine, si evidenzia il ruolo dell’educazione nella promozione della giustizia sociale e nella lotta contro l’intolleranza e la polarizzazione socio-politica.

 

KEYWORDS

Education, Pedagogical innovation, Experiential learning, Social justice, Critical reflection.

Educazione, Innovazione pedagogica, Apprendimento esperienziale, Giustizia sociale, Riflessione critica.

 

CONFLICTS OF INTEREST

The Author declares no conflicts of interest.

 

RECEIVED

December 30, 2024

 

ACCEPTED

December 30, 2024

 

PUBLISHED

December 31, 2024


 

L’educazione non è, né è mai stata, semplicemente, un processo di trasmissione di conoscenze, ma un robusto motore di cambiamento sociale, capace di formare individui consapevoli, critici e attivamente impegnati nella costruzione di una società più giusta e inclusiva. Come affermava Nelson Mandela, “L’educazione è l’arma più potente che possiamo usare per cambiare il mondo” (Mandela, 2003). In questa prospettiva, l’apprendimento diventa un’esperienza continua che si sviluppa attraverso il confronto con la realtà, l’interazione con gli altri e la riflessione critica sulle proprie azioni.

Nel contesto attuale, segnato da realtà globali in veloce evoluzione, come la crisi climatica, la digitalizzazione e le crescenti disuguaglianze sociali, il ruolo dell’educazione come catalizzatore del cambiamento diventa ancora più cruciale. Le istituzioni educative sono chiamate al confronto con tali realtà attraverso l’adozione di pratiche didattiche innovative e la promozione di una cittadinanza attiva e responsabile. L’attuale aumento dell’uso della tecnologia nell’istruzione, accelerato dalla recente pandemia e dall’introduzione sempre più diffusa dell’intelligenza artificiale, ha evidenziato l’importanza di ripensare i metodi di insegnamento per garantire un accesso equo e inclusivo alle opportunità di apprendimento. L’intelligenza artificiale, in particolare, mentre offre nuove prospettive per la personalizzazione dei percorsi formativi e per l’analisi dei dati educativi, solleva altresì interrogativi etici e pedagogici che richiedono un’attenta riflessione.

Inoltre, l’attuale temperie socio-politica mondiale, caratterizzata dall’emergere di posizioni polarizzare e divisive, rappresenta necessità di urgente mobilitazione per il mondo dell’educazione, che deve mirare a promuovere il pensiero critico, la tolleranza e il dialogo anti-dogmatico, affinché le nuove generazioni siano in grado di contrastare questi fenomeni e contribuire alla costruzione di una società pacifica e inclusiva. In questo contesto, l’azione formativa diventa uno strumento imprescindibile per prevenire derive ideologiche e radicalizzazioni, fornendo ai giovani gli strumenti per affrontare la complessità del mondo contemporaneo.

L’innovazione pedagogica, uno dei fili conduttori di questo numero, si configura, pertanto, come elemento essenziale per rispondere alle aspettative educative del nostro tempo: la capacità di ripensare paradigmi consolidati, metodologie didattiche e strumenti formativi si rivela fondamentale per favorire processi di apprendimento significativi e personalizzati. In tale direzione, la scuola deve assumere il ruolo di “comunità di apprendimento”, in cui docenti e studenti collaborano attivamente nella costruzione della conoscenza, sviluppando competenze che trascendono la dimensione scolastica, per abbracciare quella sociale e culturale.

La riflessione critica, altro aspetto centrale dell’educazione come motore di cambiamento, è necessaria per sviluppare una consapevolezza profonda delle proprie esperienze e per favorire il miglioramento continuo delle pratiche educative. Jean Piaget sosteneva che “L’obiettivo principale dell’educazione è creare persone capaci di fare cose nuove, non semplicemente di ripetere ciò che le altre generazioni hanno fatto” (Piaget, 1972, p. 50). L’affermazione evidenzia l’importanza di un orientamento educativo che non si limiti all’acquisizione passiva di contenuti, ma che promuova la capacità di analizzare, problematizzare e trasformare la realtà.

All’interno di questo numero, vengono esplorate diverse declinazioni dell’apprendimento esperienziale: dalla pedagogia alternativa della danza tradizionale peruviana come strumento di inclusione culturale, fino all’utilizzo delle tecnologie nell’istruzione universitaria per potenziare l’impegno e la consapevolezza degli studenti. Si tratta di esperienze che evidenziano come l’educazione possa rappresentare una leva per la crescita personale e sociale, offrendo agli studenti autentiche e contestualizzate opportunità di apprendimento.

Un altro tema fondamentale affrontato nella presente pubblicazione è il ruolo dell’educazione nella promozione della giustizia sociale. Malcolm X affermava che “L’educazione è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che si preparano ad affrontarlo oggi” (Malcolm X, 1964/2021). Le pratiche educative orientate alla giustizia sociale mirano a ridurre le disuguaglianze e a favorire l’inclusione di tutti gli individui, indipendentemente dalle loro condizioni socio-economiche e culturali: attraverso un’educazione equa e partecipativa, è possibile costruire una società più coesa e solidale.

Il panorama educativo contemporaneo richiede un impegno costante nella ricerca di soluzioni innovative, nell’adozione di pratiche riflessive e nella valorizzazione dell’apprendimento esperienziale come strumento per affrontare le sfide sociali emergenti. Gli articoli presenti in questo numero offrono spunti di riflessione e proposte concrete per un’educazione che si riveli veramente trasformativa, inclusiva e proiettata verso il futuro, ponendosi al centro di un dialogo educativo che intreccia paradigmi, pratiche e innovazione.

 

Qui di seguito delineiamo, in sintesi, i temi e le questioni principali trattati nei vari contributi di questo numero di Formazione & insegnamento, suddivisi per sezioni

 

1. Paradigmi

 

Questa sezione esplora le teorie educative fondamentali e le loro applicazioni nella pratica. Si concentra su approcci innovativi e reinterpretazioni dei principi pedagogici consolidati, ponendo particolare attenzione ai paradigmi filosofici, sociali e culturali che guidano le politiche educative

 

L’articolo di Anita Gramigna Umberto Margiotta interprete di John Dewey: a proposito di libertà e liberalismo – esplora l’interpretazione di Umberto Margiotta del pensiero di John Dewey, con un focus sulle nozioni di libertà e liberalismo. L’autrice evidenzia come Margiotta riprenda il saggio Liberalism and Social Action di Dewey per sottolineare la necessità di un’educazione centrata sull’intelligenza cooperativa e sociale, quale strumento per affrontare le contraddizioni del neoliberismo contemporaneo. Il contributo invita a riflettere sul ruolo trasformativo dell’educazione nella costruzione di una società più equa e partecipativa.

 

2. Abitare il Mondo

 

La sezione analizza il rapporto tra educazione e ambiente sociale e culturale, esplorando come le pratiche educative possano facilitare l’integrazione e la comprensione interculturale. I contributi si focalizzano sulle sfide educative legate alla globalizzazione, alla migrazione e alla costruzione di identità in contesti multiculturali e mediali.

 

L’articolo di Daniel Diaz BenavidesLa Marinera y sus pedagogías alternas – offre un’analisi etnografica approfondita della danza nazionale peruviana, la Marinera, esplorando il suo ruolo come pedagogia alternativa. Attraverso anni di ricerca partecipativa, l’autore esamina i processi di apprendimento che emergono dalle comunità marginali, evidenziando la creatività e l’intuitività delle pratiche formative al di fuori delle istituzioni statali. Il contributo mette in luce come la Marinera sia diventata un importante strumento di socializzazione e integrazione culturale nel contesto delle migrazioni interne e dei cambiamenti sociali del Perù contemporaneo. Il contributo di Laura Corazza e Gabriele Martinucci, dal titolo I social media per la comunicazione e l’educazione scientifica: realtà o invenzione? esplora il ruolo delle piattaforme digitali nella divulgazione scientifica, analizzando l’impatto di una serie di video divulgativi prodotti per Instagram e Facebook in collaborazione con l’Orto botanico ed Erbario dell’Università di Bologna. Lo studio evidenzia il potenziale dei social media nel coinvolgere il pubblico e promuovere la consapevolezza scientifica, pur sottolineando le sfide legate alla misurazione dell’effettiva efficacia educativa di tali strumenti.

 

3. Alta Formazione

 

I contributi della sezione si concentrano sulle sfide e opportunità della formazione universitaria e avanzata. Trattano temi quali l’uso della tecnologia nell’alta formazione, l’innovazione didattica, l’acquisizione di competenze trasversali e professionali, e l’adattamento dei sistemi universitari alle esigenze del mercato del lavoro.

 

L’articolo Le tecnologie nella didattica universitaria: Uno studio esplorativo per indagare idee e prospettive dei docenti, di Elisabetta Nicchia, Davide Parmigiani ed Emiliana Murgia presenta uno studio esplorativo sull’uso delle tecnologie nella didattica universitaria, basato su interviste semi-strutturate a docenti dell’Università di Genova. L’analisi evidenzia una varietà di strumenti e pratiche adottate, con differenze significative a seconda delle discipline e dei contesti. Tra i temi centrali emergono la necessità di potenziare le competenze digitali del corpo docente e degli studenti, nonché la riflessione sulle pratiche valutative formative. Lo studio sottolinea come l’integrazione tecnologica possa supportare l’apprendimento attivo e personalizzato, pur rivelando criticità legate alla preparazione e all’adozione di nuove metodologie. A seguire, Il laboratorio di bilancio di competenze: Una ricerca qualitativa relativa agli apprendimenti e all’utilità percepite dagli studenti, di Giulia Bucciol e Cristina Zaggia esplora il valore formativo, orientativo e di empowerment socio-professionale del laboratorio di bilancio di competenze attraverso una ricerca qualitativa condotta su studenti universitari. L’analisi evidenzia gli apprendimenti acquisiti e l’utilità percepita dagli studenti, sottolineando come tale metodologia possa supportare la consapevolezza di sé e la progettazione del proprio percorso professionale. I risultati confermano la rilevanza del bilancio di competenze nel contesto accademico e suggeriscono una sua maggiore diffusione anche in ambito scolastico.

 

4. Insegnare

 

Si approfondiscono qui le metodologie didattiche e le strategie di insegnamento, a tutti i livelli scolastici, con focus su pratiche innovative per migliorare l’apprendimento degli studenti. Vengono trattati temi come la formazione degli insegnanti, l’uso di strumenti digitali in aula, la valutazione e l’inclusione educativa.

 

I primi due contributi sono relativi al percorso Zero–Sei. L’articolo di Francesca GranoneMediazione dell’insegnante nelle attività di coding: Uno studio di caso con approccio di ricerca inclusiva nella formazione e cura dell’infanzia – analizza il ruolo della mediazione dell’insegnante nelle attività di coding nella scuola dell’infanzia attraverso un approccio di ricerca inclusiva. Attraverso uno studio di caso, l’autrice esplora come gli insegnanti possano adattare e personalizzare le attività con strumenti di coding per favorire tutti i bambini, inclusi quelli con disabilità dello sviluppo. I risultati evidenziano l’importanza della pianificazione didattica, della mediazione attiva e del ruolo degli artefatti tecnologici nel facilitare l’apprendimento collaborativo e il pensiero computazionale nei contesti educativi per l’infanzia. A seguire, Chiara Dalledonne Vandini, in: Come utilizzare l’analisi video nella formazione di educatori e insegnanti della prima infanzia: Un modello operativo, propone un modello operativo per l’uso dell’analisi video nella formazione di educatori e insegnanti della prima infanzia. Basato su un approccio partecipativo, il modello mira a sviluppare la riflessività e le competenze professionali, offrendo strumenti concreti per osservare e migliorare le pratiche educative quotidiane. L’autrice evidenzia come l’analisi video consenta di cogliere dettagli relazionali e comunicativi spesso trascurati, favorendo un confronto costruttivo e un apprendimento collaborativo.

Altri due contributi sono dedicati alla scuola primaria. L’articolo Pensare, riflettere, trasformare: L’innovazione metodologica nella scuola primaria per la formazione degli insegnanti, di Francesca Anello e Gabriella Ferrara analizza l’innovazione metodologica nella scuola primaria attraverso una ricerca-azione basata sullo spaced learning. Lo studio esplora come questa metodologia possa favorire la crescita della consapevolezza critica degli insegnanti in relazione alla progettazione didattica, al decision making e al problem solving. I risultati evidenziano un significativo potenziamento delle competenze professionali dei docenti coinvolti, confermando l’efficacia dello spaced learning come approccio innovativo per migliorare la qualità dell’insegnamento e la capacità di riflessione critica. A seguire, il contributo di Stefano ScippoOrtodossi, adattati e fuori luogo: Tre profili dell’insegnante Montessori di scuola primaria – analizza i diversi profili degli insegnanti Montessori nella scuola primaria italiana attraverso un’analisi cluster su un campione di 329 docenti. Lo studio identifica tre gruppi distinti: ortodossi, adattati e fuori luogo, in base al grado di adesione ai principi del metodo Montessori. I risultati evidenziano come le pratiche adottate dagli insegnanti siano influenzate da fattori istituzionali e personali, sottolineando la necessità di riforme per garantire un’attuazione più coerente del modello Montessori nel contesto scolastico italiano.

Alla scuola secondaria di primo grado è dedicato il contributo: La valutazione vissuta fra i banchi di scuola: Studio in una scuola secondaria di primo grado nella provincia di Varese , di Katia Montalbetti, il quale esplora il legame tra il benessere scolastico e l’esperienza valutativa degli studenti in una scuola secondaria di primo grado nella provincia di Varese. Attraverso un approccio empirico ispirato alla prospettiva della Student Voice, la ricerca evidenzia come gli studenti percepiscano la valutazione non solo come misurazione dei risultati, ma anche come esperienza che incide sul loro percorso formativo ed emotivo. I risultati suggeriscono la necessità di una maggiore attenzione alla coerenza tra principi dichiarati e pratiche attuate, offrendo spunti per migliorare il dialogo educativo e la qualità dell’esperienza scolastica. Silvia Scolaro, in: Promuovere la consapevolezza plurilingue nella classe di italiano: Una proposta pedagogica, presenta una proposta pedagogica innovativa per promuovere la consapevolezza plurilingue nella classe di italiano come lingua straniera. Attraverso un esperimento sul campo, condotto in un corso intensivo estivo, l’autrice esplora l’efficacia di attività multimodali, come le autobiografie linguistiche visive e la poesia plurilingue, per valorizzare il repertorio linguistico degli studenti. I risultati evidenziano come un approccio basato sull’arte possa favorire una maggiore consapevolezza metacognitiva e identitaria, contribuendo a superare il paradigma monolingue ancora dominante nella didattica dell’italiano.

Alla formazione degli insegnanti si rivolgono altri due contributi. L’articolo di Monica BanzatoIl potenziale della ricerca qualitativa nella formazione iniziale degli insegnanti: Un’indagine esplorativa degli atteggiamenti degli studenti di lingue – esplora il potenziale della ricerca qualitativa nella formazione iniziale degli insegnanti di lingue, analizzando gli atteggiamenti cognitivi, affettivi e comportamentali degli studenti. Attraverso uno studio esplorativo basato sulla scala Attitude Towards Research (ATR), i risultati mostrano un generale apprezzamento per la ricerca qualitativa, considerata rilevante sia per il percorso formativo che per la futura pratica didattica. L’autrice sottolinea l’importanza di integrare maggiormente questo approccio nei programmi di formazione per promuovere competenze critiche e riflessive tra i futuri insegnanti. Della qualità della formazione docente in Congo si occupa il contributo Qualità dell’educazione e formazione degli insegnanti: Quali sfide per la Repubblica Democratica del Congo? di Dalila Raccagni, che analizza le sfide che il sistema educativo della Repubblica Democratica del Congo deve affrontare in termini di qualità dell’istruzione e formazione degli insegnanti. L’autrice evidenzia le criticità strutturali, le carenze nelle competenze pedagogiche e le difficoltà legate al contesto socio-economico, proponendo strategie per migliorare la formazione docente e garantire un’istruzione più equa e inclusiva. Il contributo sottolinea l’importanza di un approccio sistemico che integri politiche educative efficaci, investimenti mirati e un coinvolgimento attivo delle comunità locali per superare le disparità e promuovere il diritto all’educazione.

 

5. Storia dell’Educazione

 

La sezione esamina il passato dell’educazione per comprendere meglio le sfide attuali e future, esplorando l’evoluzione delle idee pedagogiche, delle istituzioni educative e delle politiche scolastiche, facendo emergere le lezioni apprese dai modelli educativi del passato.

 

L’articolo di Giambattista BufalinoLeadership per la giustizia sociale nell’educazione: L’eredità di Marielle Franco – esplora l’eredità di Marielle Franco, attivista e politica brasiliana, nell’ambito della leadership per la giustizia sociale in educazione. Attraverso un’analisi critica del suo pensiero e delle sue pratiche, l’autore mette in luce come Franco abbia saputo coniugare pedagogia critica, attivismo politico e leadership educativa per affrontare le disuguaglianze sistemiche nelle favelas di Rio de Janeiro. Si sottolinea l’importanza della sua figura come modello di emancipazione e resistenza, offrendo spunti di riflessione su come l’educazione possa essere strumento di trasformazione sociale e inclusione interculturale. Il contributo ‘Da mihi animas, coetera tolle:’ Il fondamento dell’ideale educativo cattolico in Don Bosco, di Michele Loré, analizza il contributo di Don Bosco all’educazione cattolica attraverso il suo metodo preventivo, sintetizzato nel motto Da mihi animas, coetera tolle. L’autore ripercorre la vita del santo, evidenziando la sua capacità di coniugare ardore educativo, sensibilità sociale e una visione pedagogica radicata nella fede cristiana. Il metodo preventivo, basato su religione, ragione e amorevolezza, emerge come un modello educativo incentrato sulla prevenzione della devianza e sulla formazione integrale della persona, rimanendo ancora oggi una fonte di ispirazione per l’educazione giovanile. Segue l’articolo di Federica GualdaroniEmergenze e risposte educative: Un’analisi storica dell’educazione civica in tempi di crisi sociale – il quale analizza, da una prospettiva storica, le risposte educative adottate nei momenti di crisi sociale, come guerre, crisi economiche ed emergenze sanitarie globali. Attraverso l’analisi di casi studio significativi, come le due Guerre Mondiali, la Grande Depressione e la recente pandemia, l’autrice esamina come l’educazione civica sia stata utilizzata per promuovere coesione sociale, resilienza e partecipazione responsabile. Si evidenzia come le istituzioni educative abbiano adattato i programmi per rispondere alle sfide socio-politiche, suggerendo possibili linee di sviluppo per un’educazione civica, oggi educazione alla cittadinanza, in grado di preparare i cittadini ad affrontare le complessità del mondo contemporaneo.

 

6. Corporeità

 

Sezione che si concentra sull’importanza del corpo nel processo educativo, esplorando il ruolo del movimento, dello sport e delle attività psicomotorie nell’apprendimento. I contributi analizzano come le pratiche corporee possano influenzare lo sviluppo cognitivo ed emotivo degli studenti, promuovendo il benessere fisico e mentale.

 

Il primo articolo, di Mariapia Mazzella e Arianna Fogliata, Didattica innovativa: Movimento per il miglioramento psico-motorio degli studenti, esplora l’impiego della Body Percussion come metodologia didattica innovativa per il miglioramento psico-motorio. Attraverso uno studio sperimentale condotto su studenti della scuola secondaria di primo grado, le autrici presentano l’impatto di questa pratica sull’educazione motoria, evidenziando una significativa riduzione dei livelli di stress e un miglioramento della coordinazione motoria. I risultati suggeriscono il potenziale della Body Percussion come strumento educativo efficace per favorire il benessere e l’apprendimento, promuovendo un approccio integrato tra movimento e musica. Matteo Bibba, in: Pratica sportiva, promozione della salute e processo educativo nell’adolescenza, analizza il ruolo della pratica sportiva nell’adolescenza come strumento di promozione della salute e di sviluppo educativo. L’autore evidenzia come lo sport, oltre a favorire lo sviluppo motorio, contribuisca all’acquisizione delle Life Skills, fondamentali per la crescita personale e sociale dei giovani. Attraverso l’adozione di metodologie didattiche attive e la mediazione educativa, la pratica sportiva diventa un contesto privilegiato per promuovere il benessere fisico, emotivo e relazionale, sottolineando la necessità di una progettazione consapevole e mirata per massimizzare i benefici educativi dello sport. Infine, Tiziana D’Isanto dà seguito ai temi affrontati ne La pratica sportiva come strumento educativo e di promozione del benessere psicofisico e sociale, a cura di Francesco Sgrò (2024) nel suo contributo intitolato La rendicontazione socioeducativa delle scuole calcio, che si preoccupa di esaminare la situazione dell’inclusione nelle scuole calcio, per proporre un modello più adatto ai bisogni speciali.

 

 

Riferimenti bibliografici

 

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