Impairment intellettivo e (nuove) forme di residenzialità in Italia. Buone pratiche verso l’inclusione

Autori

  • Ines Guerini Education; University of Roma Tre

DOI:

https://doi.org/10.7346/sipes-02-2021-06

Abstract

Il presente articolo intende presentare e discutere gli esiti di una ricerca, svolta nel triennio 2015-2018 e indagante i servizi residenziali, destinati alle persone con impairment intellettivo, sviluppatisi in Italia, in Germania e in Svizzera anche alla luce della ratifica della Convenzione ONU (avvenuta rispettivamente nell’anno 2009 per l’Italia e per la Germania, e nel 2014 per la Svizzera).

Nel presente contributo abbiamo scelto di focalizzare l’attenzione sulle buone pratiche osservate in Italia, essendo stato il primo Paese a promuovere dal 1978 un processo di deistituzionalizzazione, nonché il primo ad avviare già nel 1975 con la Relazione conclusiva della Commissione Falcucci quella che può essere a tutti gli effetti definita la via verso l’inclusione scolastica. Lo studio di caso multiplo, condotto attraverso la metodologia quali-quantitativa, restituisce la presenza in Italia di numerose case-famiglia e di alcune recenti esperienze di gruppi-appartamento o di semplici case (seguendo la denominazione dell’Azienda Sanitaria Locale di Pordenone) non derivanti ad ogni modo dall’emanazione della Convenzione ONU, la quale – relativamente alle residenzialità  per le persone con impairment intellettivo – sembra avere avuto un impatto maggiore in Germania in cui il diritto all’abitare autonomo sancito dalla Convenzione trova risposta nell’esistenza e nella nuova realizzazione degli appartamenti inclusivi.

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Pubblicato

2021-12-29

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