Valutare le attitudini degli alunni: alle origini della docimologia come “scienza degli esami”

Autori

  • Matteo Morandi Università di Pavia

DOI:

https://doi.org/10.7346/PO-012023-26

Parole chiave:

Storia dell’educazione, Storia della scuola, Valutazione scolastica, Docimologia, Attitudine

Abstract

All’interno di una storia della valutazione scolastica che resta ancora, almeno in Italia, in gran parte da scrivere, il tema dell’orientamento professionale, collegato ai concetti di “vocazione” e “attitudine”, acquista particolare rilievo in rapporto alla funzione sociale di esami e giudizi. Da qui parte in Francia Henri Piéron, padre della docimologia, intercettando agl’inizi del Novecento le istanze dell’attivismo pedagogico, con tutto ciò che ad esso si collega in termini di rinnovamento didattico. Anche in Italia, l’approccio descrittivo e misuratore della psicologia precedette e accompagnò la riflessione educativa: si pensi ai nomi di Giuseppe Sergi, Sante De Sanctis, Giulio Cesare Ferrari e Agostino Gemelli, ma anche all’impegno di Maria Montessori a favore di più decisivi “stimoli agenti e modificatori”. L’articolo si propone di ricostruire il dibattito tra pedagogia e psicologia applicata, nel contesto di una scuola avvezza a ritrovare altrove «la congeniale problematica che siamo abituati a considerare propria del fatto educativo» (Visalberghi, 1955).

Biografia autore

Matteo Morandi, Università di Pavia

ricercatore di Storia della pedagogia, Dipartimento di Studi umanistici

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Pubblicato

2023-07-03