Da Verona a Mayerling: riflessioni sul fenomeno dell’omicidio-suicidio partendo da alcuni casi storico-artistici
Autori
Cristiano Barbieri
Pierluigi Roncaroli
Abstract
Il fenomeno dell’omicidio-suicidio, specie se consumato tra due amanti, è stato oggetto di diverse produzioni artistiche ed alcune vicende, come quelle dei personaggi shakespeariani di Romeo e Giulietta, o quelle degli amanti di Mayerling, hanno ispirato molte opere letterarie e cinematografiche. Che si tratti di fatti storici, come nel caso del principe Rodolfo d’Asburgo e della baronessa Maria Vetzera, oppure di narrazioni teatrali, come nel caso di Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti, la morte più o meno volontaria di due amanti rappresenta sempre una fattispecie di particolare interesse per le discipline criminologiche. Le ragioni di ciò sono molteplici: in criminologia, la ricostruzione dei delitti viene anche intesa come un’attività simbolica simile, almeno per certi aspetti, ad una produzione artistica; spesso l’opera d’arte illustra chiaramente quelle situazioni psicopatologiche che possono essere all’origine di gesti come l’omicidio-suicidio; le narrazioni stesse dei reati, dal punto di vista artistico, possono aiutare a ricostruisce l’atmosfera emotiva nella quale il delitto si è consumato e nella quale l’esperto deve concretamente calarsi. Facendo quindi riferimento ai predetti casi storico-letterari, gli Autori si propongono di approfondire alcuni aspetti criminogenetici e criminodinamici dell’omicidio-suicidio. La morte degli amanti di Verona, infatti, chiama in causa quelle dinamiche che si ravvisano anche nei patti suicidari, nei quali un progetto di vita basato sull’amore viene paradossalmente ad essere realizzato mediante una duplice e contestuale morte volontaria. In proposito, come la tragedia di Mayerling insegna, si rileva la necessità di differenziare tra l’eventualità di un patto suicidario e quello di un suicidio agito in epoca successiva ad un omicidio ed ispirato da motivazioni ben diverse da quelle di una morte condivisa. Talora, i m argini di interpretazione di questo fenomeno possono essere molto ampi, sia per il coinvolgimento emotivo che l’omicidio-suicidio suscita nell’osservatore, chiamando in causa anche la dimensione esistenziale del medesimo, sia per la connotazione enigmatica che spesso assume la morte volontaria, soprattutto se questa viene ad essere realizzata contemporaneamente, o quasi, da due soggettilegati da un rapporto di tipo affettivo. In molti casi, le domande trovano risposte solo parziali, dato che la ricostruzione del percorso che motiva tale gesto risente del fatto che non vi sono quasi mai superstiti. In questa prospettiva, quindi, riflettere sui prodromi e sui dinamismi delle vicende degli amanti di Mayerling e di Verona aiuta a chiarire meglio una fattispecie così complessa e, per certi versi, sempre misteriosa come quella dell’omicidio- suicidio. In essa, del resto, al di là delle diverse definizioni e classificazioni proposte in ambito scientifico, la ricerca del senso della vita si intreccia necessariamente a quella della conclusione della stessa, se è vero che la preoccupazione fondamentale dell’essere umano è quella di evitare l’angoscia suscitata dalla morte.