La prevenzione del reato nella coppia disfunzionale: dalla presa in carico individuale a quella relazionale
Autori
Cristiano Barbieri
Alessandra Luzzago
Abstract
I reati che si consumano nelle coppie disfunzionali sono, in genere, di tipo violento e comprendono maltrattamenti psicologici, violenza sessuale, lesioni personali, tentativi di omicidio, fino all’omicidio vero e proprio. In genere, si tratta di crimini che si ripetono nel tempo, anche se risulta molto difficile stabilirne l’andamento cronologico complessivo, dal momento che il numero oscuro per tali fattispecie è molto alto. Questo aspetto è dovuto al fatto che, nelle coppie disfunzionali, manca una valida comunicazione non solo tra i due partner, ma anche tra la coppia e l’ambiente sociale, e soprattutto tra la vittima e quelle agenzie di controllo sociale che potenzialmente potrebbero fornirle aiuto psicologico e tutela giuridica. Per tale ragione, l’elevatissimo numero di casi che non viene denunciato dalle vittime stesse non solo rende molto difficoltosa una corretta stima del fenomeno, ma impedisce anche la realizzazione di valide strategie preventive. La prevenzione del reato all’interno della coppia disfunzionale implica quindi una “presa in carico” di tipo psico-sociale della coppia stessa, più che del singolo partner. Infatti, se la “prevenzione primaria” si colloca su di un piano “generale”, consistendo in una serie di iniziative di natura psico-socio-educativa volte ad agire sui fattori di rischio, quella “secondaria” si pone ad un livello “individuale” e mira ad impedire l’insorgenza di una determinata situazione partendo da precisi indicatori; mentre quella “terziaria” si propone di prevenire la “recidiva”. Prevenire un reato, in genere violento, nelle coppie disfunzionali, comporta di porre attenzione specialmente alla tipologia di rapporto ed alle modalità di funzionamento della coppia, perché un intervento centrato soltanto su un partner non risolve il problema, anzi, talora lo aggrava; se poi l’intervento avviene solo a livello penale non risulta efficace, né sul piano della prevenzione secondaria, né tantomeno su quello della prevenzione primaria. Tenuto conto di tutto ciò, si è perciò del parere che la prevenzione del reato nelle coppie disfunzionali possa essere realizzata attraverso una duplice opera: di motivazione delle vittime alla comunicazione e di formazione degli operatori sociali ed istituzionali che possono venire in contatto con le medesime. Prevenire è dunque possibile, ma solo a patto di motivare, da un lato, a comunicare e, dall’altro, a recepire correttamente il significato di richieste di aiuto implicite a condotte disfunzionali.