La giustizia minorile: prevenzione o stigmatizzazione? L’effetto a lungo termine delle misure adottate dal tribunale per i minorenni attraverso l’analisi dei risultati del “Montreal Longitudinal-Esperimental Study”
Autori
Uberto Gatti
Richard E. Tremblay
Frank Vitaro
Abstract
La teoria dell’etichettamento è stata oggetto di un intenso dibattito, maggiormente influenzato da parametri ideologici che da ricerche empiriche. Le ricerche che hanno tentato di validarla hanno prodotto risultati contrastanti. Questo studio utilizza i dati di un ampio studio longitudinale, il “Montreal Longitudinal Experimental Study”, per verificare se l’intervento del Tribunale per i Minorenni è determinato, almeno in parte, da particolari condizioni individuali, famigliari e sociali, che rendono i giovani particolarmente vulnerabile alla reazione giudiziaria, e se il contatto con il Tribunale per i Minorenni nell’adolescenza aumenta le probabilità di una condanna penale da adulto. Questa ricerca considera la delinquenza auto-riportata nell’infanzia e nell’adolescenza ed introduce come variabili di controllo anche alcune variabili che riflettono le caratteristiche individuali, familiari e sociali dei soggetti. I risultati dimostrano che l’intervento della giustizia minorile è più probabile, a parità di reati commessi, per i ragazzi più poveri, più impulsivi, con amici devianti e poco seguiti dai genitori, e che tale intervento aumenta grandemente le probabilità di una condanna da adulto; l’effetto criminogeno più intenso è determinato dalle misure che implicano un inserimento in una istituzione (carcere o istituto rieducativi).