Al crescente numero di successi investigativi garantiti dall’inedito contributo della genetica forense, ha fatto riscontro, soprattutto a partire dagli anni novanta, un’enorme risonanza mediatica, il cui effetto, almeno presso il grande pubblico, ma non solo, è stato quello di favorire l’affermarsi di una valutazione distorta e fuorviante del ruolo e delle potenzialità di questa disciplina nelle sue applicazioni al campo dell’indagine criminologica.In particolar modo ad imporsi è stata l’idea per la quale le tecniche di identificazione personale su base genetica possano considerarsi uno strumento non solo sufficiente, ma anche necessario, ai fini dell’acquisizione degli elementi e dei riscontri probatori investigativamente e processualmente imprescindibili per la risoluzione di un’indagine. Attraverso la ricostruzione ed analisi dei casi Carretta, Bilancia e Novi Ligure, in cui pure il ricorso alla prova genetica si è rivelato probatoriamente decisivo, gli autori si propongono l’obiettivo di offrire una valutazione meno sensazionalistica, ma certo più verosimile ed equilibrata, del contributo che la genetica forense offre ed è in grado di offrire all’indagine criminologica. Un’analisi accurata del contesto investigativo generale nel cui ambito si inserisce l’apporto delle tecniche della genetica forense consente infatti, da un lato, di rimarcare l’imprescindibilità ed irrinunciabilità del ruolo svolto dalle metodologie di indagine tradizionali, e dall’altro, di evidenziare alcuni dei limiti, sia pratici che teorici, di applicazione del test genetico. Nell’articolo gli autori contestano dunque l’ipotesi per la quale l’introduzione del test genetico possa configurare una rivoluzione delle metodologie investigative e ribadiscono piuttosto come l’applicazione delle tecniche di analisi genetica dei reperti al campo forense vada considerata come la semplice acquisizione di un nuovo e potente strumento in grado di affiancare ed integrare efficacemente, ma non certo sostituire, quelli tradizionali, e tutt’ora essenziali, della valutazione criminologica.