Le mutilazioni genitali femminili: alcune riflessioni sulla tutela delle vittime
Abstract
Le pratiche di mutilazione genitale femminile sono diffuse in almeno 40 Paesi (28 Paesi dell’Africa sub-sahariana): ogni anno 3 milioni di bambine si aggiungono ai 130 milioni di donne che già convivono con il ricordo di questa orrenda tortura. In particolare, i dati forniti dalle ricerche nei singoli Paesi rivelano percentuali che vanno dal 5% delle donne in Niger al 94% in Mali. Nella maggioranza dei Paesi monitorati circa la metà dell’intera popolazione femminile ha subito tali pratiche. L’opera internazionale per contrastare ed abolire l’abitudine a tali pratiche prende il via concretamente nel secolo scorso, grazie agli sforzi di Organizzazioni femminili africane. In Europa, l’attenzione verso questo problema nasce all’inizio degli anni ’70 fino a concretizzarsi nel 1980 con l’apertura della Conferenza di Copenhagen sulla Donna dove delegate statunitensi ed africane si scontarono e confrontarono vivacemente sul tema. Diverse nazioni hanno varato leggi specifiche con l’intento di contrastare la pratica delle MGF e in Italia, nel 2006, è stata promulgata una legge ad hoc che ha tentato di coniugare finalità di ordine preventivo con finalità di ordine repressivo. L’importanza sociale dell’entrata in vigore di tale provvedimento risiede nel fatto che l’Italia è il primo paese in Europa con il più alto numero di donne infibulate, per lo più immigrate di origine somala e nigeriana e le loro figlie. Sul piano sia medico-legale che criminologico, però, il discorso rimane aperto. Infatti i prodromi e le dinamiche di una condotta come quella delle mutilazioni genitali femminili, configurata a titolo di reato dalla “Legge Consolo”, sembrano chiamare in causa una percezione ed utilizzo del corpo femminile che alimentano conflitti di ordine culturale.Gli Autori intendono prendere in esame alcune problematiche inerenti la tutela delle vittime alla luce della Legge 9 gennaio 2006 n° 7 e delle Linee Guida del Ministero della Salute per la prevenzione, assistenza e riabilitazione delle vittime di MGF, facendo riferimento all’ambito penalistico, civilistico e minorile.