Approccio metodologico in tema di violenze sessuali: esperienza operativa della cattedra di medicina legale dell’Università di Catanzaro

Autori

  • Ciro Di Nunzio
  • Giulio Di Mizio
  • Pietrantonio Ricci

Abstract

La legge n 66 del 15 febbraio 1996 ha ascritto il reato di violenza sessuale tra i delitti contro la persona. Con questa norma assume un ruolo centrale la relazione tra soggetto agente e persona offesa al momento del fatto. La gravità dell’offesa deriva anche dalla lesione della libertà personale della vittima e dalla violazione della sua intimità, dignità ed integrità fisica o psichica. Tra le circostanze aggravanti si annovera la violenza sessuale nei confronti di un minorenne. L’indagine multiscopo condotta dall’ISTAT nel 2002 sulla sicurezza dei cittadini e quindi anche sulle molestie e le violenze sessuali subite dalle donne di età compresa tra i 14 e i 59 anni ha dimostrato che circa 53.000 donne in Italia hanno subito stupro o tentato stupro in un anno, e che oltre il 95% degli stupri o dei tentati stupri non viene denunciato. Gli autori delle violenze sono soprattutto persone note alle vittime come familiari ed amici. Tutto ciò è in contrasto con le 2543 denuncie che le forze di polizia hanno sporto all’Autorità Giudiziaria nello stesso periodo. La situazione è diventata più evidente dopo l’indagine ISTAT del 2006 sulla violenza e i maltrattamenti contro le donne di età compresa tra 16 e 70 anni, in cui si evince che 1 milione (4,8%) di esse è stata vittima di uno stupro o di un tentativo di stupro nel corso della loro vita. Il partner concretizza soprattutto violenza fisica (12%), mentre la violenza sessuale è attuata soprattutto da un non partner (20,4%); in casi di stupro o di tentato stupro non sono state osservate differenze significative tra partner e non partner (2,4-2,9%). Gli stupri sono denunciati in massima parte quando l’azione violenta è stata commessa da uno sconosciuto. Lo studio dei casi, come già in passato evidenziato, conferma quanto rilevano le statistiche: Il fenomeno per molti aspetti risulta sommerso e poco conosciuto. L’esperienza, realizzata nei casi di violenza sessuale pervenuti alla nostra osservazione, indica che l’inidoneità dei campioni raccolti e conservati, così come la mancata coordinazione tra le forze di polizia e gli specialisti, possono essere tra i motivi che determinano la perdita di efficacia delle indagini genetico–forensi, necessarie ad individuare il profilo dell’aggressore. Insufficienti sono le notizie sull’uso ed abuso di sostanze stupefacenti e/o psicotrope e assenti sono le notizie sulla diffusione di malattie sessualmente trasmesse o su eventuali gravidanze associate all’azione delittuosa. Siamo consapevoli che il fenomeno può essere contrastato con l’impiego di personale dedicato e in possesso di una formazione specialistica, rimediando così al problema dell’improvvisazione, purtroppo ancora presente. Ciò ha condotto alla promozione della creazione di un Centro Antiviolenze anche presso il Policlinico dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, così come in altre realtà italiane, e nella formazione di un gruppo multidisciplinare di professionisti e ricercatori finalizzato alla redazione ed implementazione di linee guida sempre aggiornate ed in sintonia con le più recenti evoluzioni tecnico-scientifiche, nonché per la formazione di personale specializzato nel management clinico e medico legale delle vittime di reati sessuali.

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Pubblicato

2014-11-24

Fascicolo

Sezione

Articoli