Comportamenti violenti a danno di persone sottoposte a regime detentivo
Autori
Carlo Alberto Romano
Hilary Piccinelli
Abstract
L’Italia è stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo a risarcire un detenuto bosniaco per i danni morali subiti a causa del sovraffollamento della cella in cui è stato recluso. Quest’anno si raggiungerà il numero più alto di detenuti suicidi dall’Unità d’Italia. Una situazione di violenza allarmante che riguarda generalmente tutte le realtà di privazione della libertà. Fenomeni di aggressione, autolesionismo, sindromi depressive non sono occasionali, né tanto meno sporadici, in carcere. Gli autori vogliono qui analizzare il fenomeno della violenza a danno delle persone ristrette nei luoghi di detenzione in tutti i suoi aspetti, con specifica attenzione alla percezione che di tale problema si ha nella popolazione non ristretta. Partendo dai risultati del questionario che gli Autori hanno sottoposto, essi forniscono un’analisi storica del problema, arricchita dalla considerazione di particolari situazioni di prigionia a livello internazionale e dallo studio del fenomeno basato sui meccanismi di legittimazione e autolegittimazione all’identificazione in un ruolo e dei rinforzi positivi e negativi influenti sulla persona ristretta. Emerge da questo lavoro da un lato la riconferma della situazione “disumana e degradante” a cui i ristretti sono sottoposti, dall’altro la sostanziale conoscenza di base del problema nella popolazione non reclusa, che però trova subito limite quando dal generale si passa a focalizzare l’attenzione sugli aspetti più specifici del problema. Appare pertanto necessaria un’informazione corretta e specifica, che possa essere strumento utile per una maggiore e più approfondita conoscenza del problema e quindi per una più profonda consapevolezza, a fronte anche della necessità ormai non più procrastinabile che trovino attuazione politiche risolutorie di tale situazione generale.