L'idealismo pervertito: il male in nome di Dio
DOI:
https://doi.org/10.7347/RIC-042022-p253Abstract
Le Autrici illustrano il concetto di idealismo pervertito, con il quale è da intendersi il convincimento che talune azioni malvage siano opportune laddove commesse in nome di un ideale ritenuto giusto: il proprio Dio e/o divinità, la salvaguardia della propria libertà, del proprio popolo, della vita propria e di quella di chi non è ancora nato. Esso ben si differenzia dalle tecniche di neutralizzazione di Sykes, Matza e Bandura, perché l’idealismo pervertito meglio dettaglia e chiarisce come azioni criminose compiute in nome di un ideale non vengano solo giustificate come possibili, ma ritenute doverose. Alla luce dell’ideale pervertito sono pertanto analizzati i diversi movimenti che commettono omicidi e atti terroristici “in nome di Dio”, in particolare i gruppi del cosiddetto “terrorismo cristiano”, forma-zioni pro-life. È poi discusso il Manifesto di Anders Breivik, intitolato 2083 A European Declaration of Indipendence, di rilevante interesse criminologico poiché ricco di spunti di riflessione in termini di idealismo pervertito. Proprio in questo documento di 1.500 pagine, infatti, Breivik chiarisce come gli atti terroristici e le morti da essi provocati, di cui è stato autore, fossero orribili, ma necessari.