L’evoluzione del sistema dell’esecuzione penale esterna: nuovi approcci di gestione – nuove prospettive di studio

Autori

  • Eustachio Vincenzo Petralla
  • Domenico Lobascio
  • Susanna Ficco Regina

Abstract

L’opinione pubblica identifica in modo assolutamente prevalente l’esecuzione di una condanna penale con la detenzione. In realtà lo scenario è molto diverso da oltre trent’anni, fin dall’introduzione nell’ordinamento delle misure e sanzioni di comunità nel 1975. Questo segmento ha conosciuto un incremento e delle trasformazioni così profonde da formare un’area delle sanzioni non detentive, con un proprio territorio da esplorare e governare indipendentemente dalla detenzione.

Mutamenti tanto radicali (tanto nella dimensione dei numeri quanto nelle caratteristiche della popolazione dei condannati) coinvolgono almeno quattro aspetti dell’esecuzione penale esterna: l’organizzazione, la metodologia, la produzione normativa e l’elemento culturale. Nella prospettiva organizzativa, il nostro ragionamento indica la necessità di attribuire la competenza sulla gestione delle sanzioni di comunità ad una sola agenzia (Ufficio di Esecuzione Penale Esterna); accanto a questo aspetto, si postula anche la multiprofessionalità, come nella maggior parte dei Paesi europei.
Dal punto di vista metodologico, l’approccio adottato implica il dispiegare di nuove modalità di presa in carico, idonee a sviluppare e sperimentare linee guida che conducano a definire un continuum, che bilanci strategie trattamentali e condizioni e limiti stabiliti dall’autorità giudiziaria. Ciò comporta graduare i trattamenti personalizzati da un maximumdi intensità di gestione (stabilita per i soggetti che presentino una valutazione di alto rischio di recidiva) ad un minimum, caratterizzato da un basso livello di restrizioni, più vicino alla vita libera.
Dal lato politico, si richiede la modifica dell’ordinamento penale, non solo la riforma della pena detentiva, come ha fatto la legge n. 354/1975. Noi sosteniamo che ciò accade a causa della paura, diffusa nella pubblica opinione e condivisa da una parte significativa del sistema politico, che le misure alternative alla detenzione riducano il controllo sociale della devianza e, di conseguenza, la sicurezza della comunità. Ciò a dispetto di tutti i dati relativi alla revoca delle misure e della recidiva, che descrivono la realtà in modo opposto al comune sentire.
Ultimo ma non ultimo, il punto di vista del cambiamento culturale, al fine di orientare e rafforzare tutti i punti che precedono. Esiste un ruolo determinante che compete al mondo accademico, accanto ai mass media, per avviare un accurato approfondimento scientifico della materia, ad esempio riguardo alle trasformazioni dei gruppi bersaglio, sulle relazioni fra politiche della sicurezza e dell’inclusione sociale, in tema di percorsi di formazione universitaria più specifici per gli operatori del settore, ecc.)

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Pubblicato

2014-11-18

Fascicolo

Sezione

Articoli