Criminologia e psicoanalisi nell’Italia fra le due guerre: testimonianze di un rapporto dimenticato
DOI:
https://doi.org/10.7347/RIC-012022-p38Abstract
Generalmente gli sviluppi della criminologia e della psicoanalisi tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX si considerano sostanzialmente separati e tale interpretazione viene applicata specialmente ai rapporti intercorsi fra gli studiosi di ispirazione lombrosiana e i primi seguaci italiani di Sigmund Freud. Tuttavia la scrupolosa analisi di materiali bibliografici e archivistici attinenti a quel periodo consente di ricostruire una realtà più articolata e complessa. Scopo del presente contributo è ricostruire mediante un approccio storico le relazioni intercorse fra criminologi e pionieri della psicoanalisi in Italia nel periodo fra le guerre mondiali, quando Lombroso era scomparso da tempo e Freud, ormai anziano, aveva raggiunto una notorietà mondiale. Specialmente dopo il 1930, nonostante un contesto politico e culturale in buona parte ostile, alcuni importanti esponenti italiani della criminologia e della psicoanalisi svilupparono una dialettica vivace e talvolta significativa. Il loro confronto – seppure tra crescenti reticenze e difficoltà – proseguì sino a guerra inoltrata, anche dopo il drammatico inizio delle persecuzioni razziali.