Alcune considerazioni sull’omicidio: una prospettiva darwiniana

Autori

  • Marco Marchetti
  • Francesca Baralla
  • Giorgia Catania

Abstract

Stando ai reperti paleoantropologici e ai dati storici gli esseri umani hanno una lunga storia di aggressività violenta. L’uccidere in gruppo va però tenuto ben distinto dall’uccidere in una interazione uno ad uno, come già aveva individuato Darwin. La nostra capacità di uccidere un individuo della nostra stessa specie, che condividiamo con molte altre specie carnivore sociali, si è probabilmente evoluta, assieme allo svilupparsi della cooperazione e dell’altruismo, nei piccoli gruppi di individui predecessori dei sapiens caratterizzati da forte territorialità che erano ancora soggetti a forte predazione e per i quali gli attacchi di gruppi rivali potevano costituire una delle principali minacce alla sopravvivenza. Tale particolare capacità aggressiva si è quindi mantenuta nel corso del tempo all'interno dei gruppi umani sempre più complessi, esprimendosi assieme ed essendo probabilmente anche una specifica manifestazione di capacità quali l’empatia e la reciprocità sociale ed essendo principalmente rivolta verso individui appartenenti ad altri gruppi (rivali).

In questo contributo vogliamo proporre un’ipotesi evoluzionista, frutto dell’ormai quasi decennale impegno nel campo della Criminologia darwiniana, che vede il comportamento omicidiario come un fenomeno non unitario, prodotto collaterale e il più delle volte maladattativo dell’evoluzione della nostra capacità di uccidere in gruppo, ma sostanzialmente differente dall’uccidere (un nemico) in modo coalizzato. All’interno del comune fenomeno omicidiario si possono infatti ritrovare solo alcuni comportamenti in vario modo potenzialmente adattivi: l’uccidere per legittima difesa, mettere in atto un infanticidio, con i limiti che opportunamente pone il nostro codice penale per definire questa specifica fattispecie, o, infine, l’uccidere per conto di un gruppo (criminale) organizzato, rammentando sempre che, anche se un comportamento può risultare adattivo, non significa che esso debba necessariamente essere accettato culturalmente.

Le ricerche sull’omicidio, improntate alle teorie evoluzioniste, mostrano chiaramente quanto l’omicidio sia un fenomeno fortemente sensibile a fattori che hanno a che vedere con la nostra peculiare socialità. Le teorie evoluzioniste sull’omicidio, lungi dall’ancorare il fenomeno dell’omicidio a nostre ineluttabili e immodificabili caratteristiche genetiche, mostrano, al contrario, che molto si può fare per contenere il fenomeno proprio partendo dalla reale conoscenza della natura umana che è per definizione plastica ed estremamente sensibile al contesto sociale.

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Pubblicato

2014-11-14

Fascicolo

Sezione

Articoli