Lo stalking quale forma di violenza (domestica) contro le donne: due ipotesi di genere?

Autori

  • Suzan van der Aa

Abstract

Nonostante lo stalking venga spesso interpretato come un aspetto della violenza domestica o contro le donne, la sua specificità di genere o il suo legame con le precedenti forme di violenza non sono stati adeguatamente approfonditi. Da un punto di vista empirico è ovvio che gli atti persecutori “colpiscono in maniera sproporzionata le donne”, nel senso che i soggetti di sesso femminile sono maggiormente a rischio di divenire vittime, così come secondo alcuni studi subirebbero conseguenze più importanti. La vittimizzazione delle stesse sarebbe inoltre influenzata dalla presenza di una precedente (violenta) relazione, mentre la gravità e la durata della campagna persecutoria dipenderebbero dall’esistenza di un precedente legame romantico tra autore e vittima. Sulla base, quindi, delle precedenti osservazioni, lo stalking può essere considerato una forma di violenza (domestica) contro le donne.

Anche se i paradigmi della violenza domestica hanno contribuito in maniera efficace all’aumento dell’attenzione verso i fenomeni persecutori, tuttavia è importante non dimenticare che lo stalking è un fenomeno eterogeneo, che coinvolge sia maschi che femmine, (ex)partner e non. Una normativa che esplicitamente (ad esempio, riservando gli ordini di protezione alle vittime di uno stalker ex-partner) o involontariamente (per esempio, utilizzando il requisito della paura o includendo le  tattiche di stalking legate al genere) esclude alcuni autori o vittime, come avviene in alcuni gli Stati membri dell’UE e – secondo il concetto di ‘valutazione di genere’ – nel caso della Convenzione del Consiglio d’Europa per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, andrebbe evitata.

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Pubblicato

2014-11-14

Fascicolo

Sezione

Articoli