LA VULNERABILITÀ DEI POTERI “FORTI” VERSO IL CRIMINE ORGANIZZATO E DI MATRICE MAFIOSA: IL CASO DI GENOVA

Autori

  • Stefano Padovano

DOI:

https://doi.org/10.7347/RIC-042019-p300

Abstract

La gravità di un fenomeno criminoso non si misura soltanto dal numero di omicidi consumati, ma dall’uso della violenza, delle intimidazioni e dalla capacità di infiltrarsi in un ambiente lecito, fino ad imporsi nel tessuto sociale. Per queste ragioni, a partire da una ricognizione scientifica in tema di crimine organizzato mafioso, lo studio che si andrà a presentare approfondirà il tema delle compromissioni che hanno coinvolto alcuni esponenti politici indagati per violazione di interessi e finalità pubbliche. Lo scopo dell’articolo è quello di indagare la genesi e la commistione di interessi tra gli attori della società civile e quelli delle consorterie criminali. Le pagine che seguono illustreranno i contorni che hanno segnato l’approccio relazionale tra classe politica locale e “mondi sospetti”. Si cercherà di comprendere se esistono o come sono state evitate eventuali forme di ibridazione tra le due parti, se è andata in scena una sorta di adattamento rispetto alla presenza di palesi proposte criminali o sotto mentite spoglie, se il mancato assenso collaborativo a gruppi ed esponenti dell’economia locale ha provocato ritorsioni o vendette ai danni dei partiti, se la collaborazione alle campagne elettorali ha condizionato, fino a inficiare, gli esiti del voto.

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Pubblicato

2021-10-15

Fascicolo

Sezione

Articoli