UNA CRIMINOLOGIA TROPPO UMANA NON DEVE DIMENTICARE I CATTIVI

Autori

  • Alfredo Verde

DOI:

https://doi.org/10.7347/RIC-032019-p231

Abstract

L’autore intende allargare il concetto di human criminology non solo all’individuazione e alla tutela di vittime finora non considerate tali, ma anche alla vittima che sta dentro al delinquente. Per far ciò, individua nel concetto di “trauma” un aspetto
comune che accomuna delinquente e vittima, e nell’emozione del “sublime/tremendo” (awe) la condizione di chi viene vittimizzato e di chi vittimizza, riservando la percezione dell’altra faccia del concetto di awe (sublime) a chi ha la fortuna di assistere senza partecipare direttamente. Da questo vertice, una visione ossimorica diventa costitutiva per una criminologia
che vada al di là del semplice afflato punitivo e lo contrasti cercando di comprendere cosa avvenga nell’autore di reato e cosa
lo abbia condotto agli agiti per cui viene punito, recuperandolo alla dimensione, appunto, “umana”. 

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Pubblicato

2021-10-15

Fascicolo

Sezione

Articoli