L’identikit: come si aiuta un testimone a ricordare

Autori

  • Anna Maria Giannini
  • Emanuela Tizzani
  • Andrea D'Amore

Abstract

L’identificazione dell’autore di un reato è uno dei principali obiettivi della Polizia Giudiziaria. Nel panorama degli strumenti e delle procedure per giungere a tale risultato, l’identikit è entrato nell’immaginario collettivo come quella pratica di Polizia che, sulla base del ricordo di un testimone, consente a un disegnatore di tracciare le caratteristiche del volto dell’autore di un reato. Scopo di questo lavoro è descrivere i processi psicologici implicati nella raccolta testimoniale durante la realizzazione di un identikit, al fine di suggerire una procedura d’intervista che consenta agli operatori di mettere a proprio agio il testimone o la vittima e facilitarne il ricordo senza introdurre elementi suggestivi.

Il funzionamento di alcuni processi quali memoria, attenzione, percezione, percezione dei volti, infatti, influisce sulla formazione e rievocazione del ricordo, nei vari momenti del percorso di composizione del volto, dall’attimo in cui si forma la traccia, durante il crimine, a quando questa traccia deve essere recuperata dalla memoria, durante la realizzazione dell’identikit. La procedura che si intende proporre si basa sul protocollo di intervista per la composizione dei volti di Karen Taylor, artista forense che ha collaborato con diverse Polizie Statunitensi, rielaborata dagli Autori al fine di adattarla alla realtà culturale italiana. L’intervista, applicabile sia qualora ci si avvalga di software dedicati, sia che si realizzi l’immagine con il disegno a mano libera, è stata costruita mettendo in relazione la prassi operativa con i dati scientifici, che rappresentano il fondamento dei suggerimenti procedurali.

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Pubblicato

2014-11-13

Fascicolo

Sezione

Articoli