Criminologia clinica tra passato e futuro

Autori

  • Tullio Bandini

DOI:

https://doi.org/10.7347/RIC-2017-p6

Abstract

Attraverso l’attenta rilettura di una antica e ben nota perizia psichiatrica svolta dai professori D. Macaggi e A. Franchini nel 1940 su un minorenne cinque volte omicida ed attraverso la rielaborazione dei dati clinici scaturenti da materiale inedito recentemente ritrovato e riguardante l’osservazione del soggetto nei circa trenta anni della sua carcerazione, viene affrontato il tema della ricerca qualitativa-casistica come strumento indispensabile per una adeguata comprensione dello sviluppo di una vita violenta.
Nel caso specifico viene assunta una prospettiva che valorizza il significativo processo di cambiamento della vita emotiva del soggetto e delle sue modalità di interazione sociale nel tempo, in contrapposizione con una visione statica della personalità, di gran moda negli anni dell’indagine peritale, ma ancor oggi da molti riaffermata e sostenuta.
Viene ricordata la straordinaria ricchezza dei dati che sono stati raccolti al momento dell’indagine e che sono stati riletti e controllati nel corso di ulteriore esame clinico a distanza di circa dieci anni secondo un metodo clinico criminologico moderno, approfondito, originale, volto ad evidenziare il complesso significato di ogni singola azione violenta, al di fuori di contaminazioni derivanti dalla utilizzazione ed applicazione di etichette di differenziazione, categorizzazione, patologizzazione, sempre semplicistiche e prive di qualsivoglia validità scientifica.

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Pubblicato

2018-12-30

Fascicolo

Sezione

Articoli