Il delitto più grande. I criminologi italiani e la prima guerra mondiale
Abstract
Proprio cento anni fa ebbe inizio la Prima Guerra Mondiale, la “catastrofe originaria” che segnò l’inizio del secolo più violento
nella storia dell’umanità. La ricorrenza stimola le riflessioni sulle numerose implicazioni criminologiche di quell’evento
epocale. Tuttavia, sorprendentemente, i criminologi hanno poco approfondito i temi dei crimini di guerra e contro l’umanità.
Dopo aver richiamato la concezione della guerra come “arcaismo sociale” nella criminologia positivista e l’intransigente antimilitarismo
degli studiosi lombrosiani, l’Autore analizza l’atteggiamento dei criminologi italiani costretti a confrontarsi con
l’esperienza traumatica della Grande Guerra. L’esame della produzione scientifica fra il 1914 ed il 1919 evidenzia che anche
i criminologi italiani furono presto coinvolti nel grande scontro culturale che dilaniò gli studiosi europei. Nei decenni successivi,
i condizionamenti politici e la mancanza di una visione condivisa hanno certamente contribuito a rimuovere l’argomento
della guerra dalla ricerca criminologica.