Il suicidio in provincia di Modena dal 1989 al 2008
Abstract
L’articolo illustra l’aggiornamento dei dati epidemiologici relativi al fenomeno suicidario in provincia di Modena, e si basa sull’analisi di 1267 casi avvenuti nel periodo compreso tra il 1989 e il 2008; i dati raccolti, relativi al soggetto (dati anagrafici e socio lavorativi) e all’atto (luogo, caratteristiche di timing, modalità e movente) sono stati messi a confronto con altri, relativi al suicidio nella popolazione dell’Emilia Romagna nel periodo tra il 1973 e il 1978 ed elaborati attraverso l’analisi del X2. Differenze statisticamente significative sono emerse per quel che riguarda il genere (aumento dei casi tra i maschi; X2=21,164), la distribuzione per fasce d’età (aumento dei casi tra i giovani maschi di età compresa tra i 31 e i 40 anni; X2=7,225; diminuzione tra i maschi di età compresa tra i 61 e i 70 anni; X2=16,163) e il mezzo (aumento di impiccamenti; X2=11,139; e intossicazioni da CO; X2=46,135; diminuzione degli annegamenti; X2=752).Per giustificare l’aumento dell’incidenza del suicidio nei giovani adulti si possono prendere in considerazione diverse ipotesi: da quella psichiatrica (fattori di rischio comparsi nell’infanzia o nell’adolescenza, o biologici e genetici), a quella psicologica (tratti di personalità come variabili critiche) a quella sociologica (il senso di inadeguatezza e di abbandono che deriva al giovane uomo dalle vicissitudini della vita e della cultura moderne); nessuna di loro però riesce a spiegare esaustivamente il fenomeno. La spiegazione più logica, probabilmente, si trova a cavallo delle varie teorie: fattori di rischio che si sviluppano su di un substrato sociale disaggregante e incapace di fornire protezione e supporto, rendono l’individuo più debole e propenso alla autodistruttività.