All’inizio era il male: determinismo biologico e destino nella criminologia di Cesare Lombroso
Abstract
Negli ultimi anni lo sviluppo delle neuroscienze ha stimolato una rinnovata attenzione per le radici bio-genetiche dell’agire umano. In particolare, alcuni neuroscienziati – i cosiddetti deterministi hard o radicali – sostengono che l’idea della libertà del volere sia soltanto un’illusione biologicamente indotta. Secondo questo approccio le strutture cerebrali determinano meccanicisticamente ogni azione umana, incluso il crimine. Questa visione neo darwiniana per certi aspetti recupera il bio determinismo materialista della prima criminologia lombrosiana e la sua conseguente negazione della responsabilità morale. In una prospettiva biografica, l’Autore approfondisce il percorso e gli stimoli che indussero il giovane Lombroso a maturare una teoria criminologica basata sul determinismo biologico e sul concetto di atavismo: la riemersione di feroci tratti primordiali in individui con particolari caratteri psicofisici.
In generale, parecchi paleoantropologi e sociobiologi hanno condiviso l’idea di una natura umana originariamente violenta e crudele, ispirandosi ad un modello di evoluzione organica dominato dalla spietata lotta per la vita e alimentando il mito della “scimmia assassina”. L’Autore evidenzia le affinità fra il radicale pessimismo antropologico lombrosiano e certe concezioni della tradizione giudaico-cristiana e ipotizza la sotterranea influenza di elementi religiosi nell’opera di Cesare Lombroso, dovuta soprattutto al suo background culturale e familiare ed alla marcata sensibilità personale.