Genetica dei comportamenti impulsivo-aggressivi: possibile applicazione in psichiatria forense?
Abstract
La propensione a comportamenti impulsivo-aggressivi presenta una rilevante base di natura genetica, motivo per cui varianti genetiche riguardanti neuro-modulatori chiave coinvolti nel controllo dell’aggressività (in particolare, serotonina, dopamina, steroidi sessuali, glucocorticoidi e arginina vasopressina) rappresentano possibili marcatori biologici della predisposizione verso condotte criminali violente. Da tale scenario è nata l’ipotesi che fosse possibile realizzare test genetici applicabili in psichiatria forense, in grado di definire un profilo genetico di rischio che potesse rappresentare una prova oggettiva e influire sull’imputabilità.
Numerosi studi hanno investigato i geni coinvolti nelle vie molecolari dei neuro-modulatori sopra riportati, ma i risultati ottenuti sono stati per lo più contraddittori o non replicati. Solo alcuni geni sono stati associati con condotte impulsivo-aggressive in modo piuttosto univoco (SLC6A4 e MAOA, che hanno un ruolo chiave nel controllo della neurotrasmissione serotoninergica cerebrale), ma la varianza spiegata è stimata non superiore al 5% per la variante genetica con la maggior evidenza di associazione (5-HTTLPR). I risultati descritti riflettono la complessità di tratti comportamentali quali aggressività ed impulsività, i quali sono caratterizzati da una labilità biologica legata a numerose varianti genetiche ma risentono in larga misura anche dell’influenza dell’ambiente (specialmente durante l’infanzia). In conclusione, i fattori predisponenti biologici non hanno un ruolo deterministico verso lo sviluppo di condotte criminali violente. Un approccio integrato comprendente variabili biologiche, psicologiche e sociali appare il più appropriato all’indagine del comportamento motivato umano, anche se il rispettivo contributo dei citati fattori e la metodologia più appropriata per la loro indagine sono tutt’oggi oggetto di dibattito.