La prospettiva medico-legale nell’analisi del disturbo da lutto complicato: considerazioni su 58 casi peritali
Autori
Tullio Bandini
Alessandro Zacheo
Abstract
Gli Autori affrontano il tema della valutazione medico legale del danno biologico da lutto complicato attraverso l’analisi retrospettiva di 58 osservazioni peritali effettuate nel quinquennio 2000-2004 presso la Sezione di Criminologia e Psichiatria forense dell’Università di Genova, relative a 13 padri (22,4%), 20 madri (34,5%), 9 vedovi (15,5%), 10 figli (17,3%), 6 fratelli (10,3%), vittime di lutto complicato. Vengono evidenziate le aree di maggiore criticità che connotano questo tipo di indagini peritali, in cui sovente le difficoltà sono apprezzabili ben prima del momento della spiegazione causale, coinvolgendo assai spesso la fase clinico-diagnostica, quella cioè della qualificazione, anche nosologica, della specifica condizione afflittiva (espressione ancora fisiologica del lutto vs manifestazione patologica). Da un punto di vista nosografico è stato ampiamente sottolineato che il DSM-IV-TR non riconosce uno spazio categoriale definito entro cui inscrivere i disturbi conseguenti al fallimento dell’elaborazione del lutto (disturbo da lutto complicato) e che in questi casi è perciò frequente il ricorso alle categorie meno specifiche del disturbo depressivo maggiore (46,6%), dei disturbi dell’adattamento (17,3%), del disturbo distimico (10,3%), del disturbo post-traumatico da stress (8,6%), del disturbo d’ansia generalizzato (8,6%), del disturbo d’ansia da separazione (8,6%), con possibili conseguenze erronee sia sul piano della comprensione reale del disturbo, sia sul piano della valutazione quantitativa del danno, stante l’uso spesso strumentale della definizione nosologica ai fini della quantificazione del danno biologico. La casistica esaminata, oltre che confermare l’importanza dei principali fattori di rischio descritti da gran parte della letteratura sul lutto, suggerisce l’assenza di proporzionalità tra rilevanza del disturbo e richiesta di cure, ed evidenzia come la famiglia della vittima debba considerarsi la più importante risorsa cui attingere elementi preziosi ai fini della comprensione ed anche della spiegazione causale, in quanto le caratteristiche della famiglia e le specifiche dinamiche che si innescano in seguito al lutto spesso assumono un ruolo fondamentale nel determinismo del decorso, della significazione e della peculiarità del lutto della vittima e del gruppo familiare nel suo complesso. La presentazione dei dati di questa casistica medico-legale, pur nella sua ristrettezza numerica, può comunque fornire lo stimolo per una più concreta discussione circa i criteri da considerare per formulare un parere valutativo in merito alla dimensione del danno biologico, nei casi in cui la morte del congiunto abbia realmente menomato la capacità di un individuo di progredire verso nuovi traguardi di vita, di recuperare nuovi significati ed aspettative nel futuro, di sentirsi adeguato e soddisfatto nel suo percorso esistenziale, indipendentemente dalla diversa categoria diagnostica di volta in volta utilizzata a semplici fini di classificazione e, a volte, in modo “forzato”, se non unicamente “strumentale”.