L’approccio ermeneutico nelle consulenze teniche in ambito familiare: tra fenomenologia e psicoanalisi
Autori
Cristiano Barbieri
Pensa MultiMedia Editore
Alfredo Verde
Abstract
Il presente lavoro, richiamando a titolo esemplificativo un caso peritale giunto all’osservazione degli Autori, vuole evidenziare la spiccata utilità dell’approccio ermeneutico in sede psichiatrico-forense, con particolare riguardo alle consulenze tecniche redatte in ambito familiare, sia nel campo del Diritto di Famiglia statuale, che del Diritto Canonico. L’ermeneutica, nella storia del pensiero occidentale, ha del resto avuto un’espansione ed un approfondimento tali per cui, attualmente, viene intesa non solo come una semplice tecnica per interpretare e commentare un testo, ma soprattutto come una riflessione sul valore e sulla portata di quelle dinamiche che consentono la comprensione del significato di ogni produzione narrativa. Di fatto, questa impostazione ha prodotto molteplici ed assai positivi riflessi, sia nella prassi clinico-terapeutica che in quella psicologico-valutativa, rappresentando l’area di incontro, ma forse anche di una possibile integrazione, tra le conoscenze di matrice psicodinamica e quelle di origine antropo-fenomenologica, dato che la psicopatologia fenomenologica e la psicoanalisi si configurano sempre più come vere e proprie “discipline ermeneutiche”, in quanto finalizzate alla ricerca ed alla decodifica del “senso” nel contesto di una relazione tra più soggetti. La scoperta del significato, quale risultato di un racconto sulla storia di vita individuale, che è poi una storia di momenti e di moventi “significanti” in rapporto ad altri soggetti, rappresenta dunque l’obiettivo sia dei contributi psico-dinamici (dove il rapporto è tra il soggetto ed i suoi oggetti psichici), che degli apporti antropo-fenomenologici (dove il rapporto è tra il soggetto e il suo progetto di mondo). In sede peritale, essendo la comprensione di senso prioritaria ad ogni valutazione tecnica, l’impostazione ermeneutica permette di capire non solo il racconto del singolo, ma anche quello delle parti in causa, nel loro articolato confronto e, addirittura, anche la cornice di riferimento all’interno della quale l’attività valutativa si inscrive. Questo frame, costituito dalla situazione giudiziaria, viene del resto costruito dalle parti in causa, dai loro legali, dal vari consulenti tecnici, nonché dalla stessa atmosfera istituzionale, con le sue regole scritte e non. I contesti valutativi dove maggiormente sembra rivelarsi utile l’approccio di tipo ermeneutico, si diceva, sono quelli del conflitto familiare, sia nell’ambito del Diritto di Famiglia statuale, che in quello del Diritto Canonico. In tali ambiti, infatti, le dinamiche intersoggettive sono spesso contraddistinte non solo da spiccata conflittualità, ma anche da una notevole divergenza tra le versioni date dalle parti, divergenza che sfocia nell’apparente irriducibilità ed inconciliabilità tra le medesime. Quindi, qui più che altrove, la ricostruzione della storia personale, attraverso un’esaustiva raccolta anamnestica e una puntuale riflessione sulla narrazione fatta dai soggetti esaminati, diventa un racconto che riguarda sia la relazione di coppia (intesa come modalità di formazione e di articolazione del rapporto intersoggettivo), sia il progetto genitoriale (visto come costruzione del legame con un terzo-altro che si origina dalla coppia, ma che, in proiezione futura, è destinato ad autonomizzarsi dalla stessa). In quest’ottica, il racconto della storia di vita offre il materiale non solo per decodificare il significato individuale dell’esposizione (perché coglie la soggettività del narratore dietro all’esposizione dei fatti), ma per dimostrare anche che ogni contributo rimanda sempre e comunque ad una globalità assai più complessa della versione data dal singolo. Ne consegue che l’approccio ermeneutico offre la realistica possibilità sia di restituire al narratore un quadro complessivo, utilizzabile anche per progredire nella conoscenza di sé e, eventualmente, per iniziare un percorso terapeutico, sia di rispondere ai quesiti peritali in modo più puntuale, più flessibile e, soprattutto, tecnicamente più corretto